Mostre: Morandi, Carrà e Sironi metafisici a New York

Al Centre for Italian Modern Art (Cima) esposizione di Morandi, Carrà e Sironi
Al Centre for Italian Modern Art (Cima) esposizione di Morandi, Carrà e Sironi

NEW YORK. – Un assaggio della nuova Brera Modern arriva da New York. Capolavori metafisici italiani firmati Giorgio Morandi, Mario Sironi e Carlo Carrà, molti dei quali mai visti prima negli Usa, sono da oggi al 15 giugno esposti al Cima (Centre for Italian Modern Art) complice la Pinacoteca milanese, il cui direttore James Bradbourne ha curato la rassegna con la storica dell’arte e presidente di Cima, Laura Mattioli.

Completa la selezione dei pezzi esposti nella sede del Cima a Soho una singola opera di Giorgio de Chirico: “Interno metafisico (con piccola officina)” del 1917 è il punto di riferimento per gli altri tre artisti rappresentati nella mostra, resa possibile dai ritardi nel restauro di Palazzo Citterio, l’edificio adiacente a Brera che ospiterà la collezione del ventesimo secolo del museo.

Pioniere nella tendenza della “slow art”, che ha trovato in linea Magazzino for Italian art a Cold Springs e il nuovo Glenstone alle porte di Washington, il Cima propone esplorazioni da assorbire lentamente, come nel salotto di casa. Ed è infatti nel grande salone del loft di Soho dove ha sede il Centro che sono esposti alcuni Morandi metafisici con scene misteriose popolate da manichini e forme astratte.

“Grazie al sostegno di André Breton che lo fece conoscere al pubblico internazionale, de Chirico è indicato come l’ideatore esclusivo e il principale esponente della pittura metafisica. Questa interpretazione non tiene però conto della complessità dell’arte metafisica, i cui sviluppi sono legati anche ad altri artisti italiani in questo breve ma cruciale arco temporale. Sia Sironi che Morandi furono profondamente influenzati dalla poetica metafisica e ne svilupparono una personale visione che si rivelerà fondamentale nei decenni successivi”.

La mostra si concentra su quattro anni (1916-1920) che segnarono la fine del futurismo in Italia e del cubismo in Francia. Quel che venne dopo portò al “ritorno all’ordine” degli anni ’20 dopo che la prima guerra mondiale aveva fatto vittime tra artisti come Umberto Boccioni e Antonio Sant’Elia. Un ripensamento generale su cos’era pittura portò alla nascita della pittura metafisica a Ferrara dove de Chirico e il fratello Alberto Savinio erano stati mandati dai comandi militari e lì incontrarono Carrà e Filippo de Pisis.

Carrà era un futurista ma divenne uno dei protagonisti dello stile metafisico con manichini in pose enigmatiche come “L’idolo ermafrodita” del 1917 che evoca i dipinti di Giotto. E anche Sironi, futurista della prima ora, riflette lo stile metafisico in “Il camion giallo” del 1918 o “La Venere dei Porti” dell’anno successivo: una prostituta resa come se fosse un manichino contro lo sfondo dello spazio industriale.

(di Alessandra Baldini/ANSA)