Assolombarda provoca il Governo, referendum su Alitalia

La scritta Alitalia sull'ala di un aereo.
La scritta Alitalia sull'ala di un aereo.

MILANO. – Assolombarda non ci sta e lancia la sua ‘provocazione’ chiedendo al Governo “un referendum” su Alitalia. Parte da qui il presidente Carlo Bonomi all’assemblea riunita alla Scala di Milano, davanti al ministro dell’Economia Giovanni Tria, al presidente confederale Vincenzo Boccia, al sindaco di Milano Giuseppe Sala, al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e agli associati presenti al completo, da Mediaset a Pirelli.

Ma la preoccupazione degli industriali va poi al “dividendo elettorale e non di crescita” della manovra economica e al clima politico “che si respira dopo il voto dello scorso 4 marzo”. “La politica stia attenta alle dichiarazioni che generino ansietà. Si riappropri del suo primato che significa visione del Paese senza cavalcare le ansie” rimarca Boccia. Bonomi precisa di non voler fare opposizione e di “tifare per l’Italia”.

Una posizione in sintonia con l’invito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – che Bonomi ha ringraziato pubblicamente – a “un dialogo costruttivo e un alto senso di responsabilità da parte della politica, delle istituzioni, delle imprese, delle associazioni e della società civile per scelte consapevoli con una visione di lungo termine nell’interesse collettivo”.

Proprio per “senso di responsabilità nazionale” Bonomi ha detto “no a uno Stato che crede di poter rigestire il trasporto aereo”, per questo gli italiani si debbono poter “esprimere con un referendum per dire se vogliono pagare di tasca propria per Alitalia”. “Il referendum – ha precisato – è un istituto di democrazia diretta, un principio caro a questo Governo e mi aspetto che lo faccia su Alitalia” perché farlo “non è compito di Confindustria”.

“Quella di Bonomi è una provocazione, non una proposta” precisa Boccia che del resto avvisa: “bisogna stare attenti, perché nazionalizzare per poi avere perdite che pagano i cittadini italiani non mi sembra un grande cambiamento”.

Quanto alla manovra, secondo Bonomi, si basa su “stime di maggior crescita del Pil non credibili”, in quanto “il debito pubblico continuerà a salire”. “Il punto – spiega il numero uno di Via Pantano – è tutto qui, il Governo del cambiamento non ha prodotto una manovra di vero cambiamento e tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca è quello elettorale e non della crescita”.

Criticare non significa però fare opposizione poiché, come ha precisato Bonomi, “il clima sociale e culturale che ha portato al voto dello scorso 4 marzo non chiede alle imprese di mettere in campo forme di opposizione ai partiti e al Governo e noi non tifiamo per questo o per quello né contro questo o quello, noi tifiamo per l’Italia da sempre”.

Al Governo ed in particolare al vicepremier Luigi Di Maio però Bonomi chiede rispetto: “Noi – ha detto – non siamo quelli dei campi, che sfruttano col caporalato italiani e stranieri e siamo stufi di essere confusi con chi lucra sulla fame”. “Basta una volta per tutte – è il suo appello – dire che quelli sono imprenditori, noi con i delinquenti non abbiamo nulla a che fare e non siamo prenditori”.

(di Paolo Verdura/ANSA)

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