Brasile: Haddad denuncia una guerra di fake news contro di lui

Fernando Haddad durante la campagna elettorale.
Fernando Haddad durante la campagna elettorale. REUTERS/Rodolfo Buhrer

SAN PAOLO. – A nove giorni dal secondo turno delle presidenziali in Brasile, Fernando Haddad – l’erede politico di Lula da Silva – ha chiesto che sia annullata la candidatura di Jair Bolsonaro, il dirigente di estrema destra in testa ai sondaggi, accusandolo di aver organizzato una ondata di “fake news” su Whatsapp per compromettere la sua campagna elettorale.

Il Partito dei Lavoratori (Pt) di Haddad ha chiesto al Tribunale Supremo Elettorale (Tse) di dichiarare Bolsonaro ineleggibile per otto anni, in base alla notizia pubblicata ieri in prima pagina da Folha de Sao Paulo -il giornale più diffuso in Brasile – secondo la quale varie aziende hanno speso milioni di reais per finanziare la diffusione massiccia di “fake news”, attraverso società specializzate in marketing digitale. La legge elettorale brasiliana vieta alle aziende di contribuire al finanziamento delle campagne elettorali.

Haddad ha detto che dispone di prove che dimostrano che Bolsonaro ha coordinato l’offensiva di “fake news” in riunioni con responsabili delle aziende denunciate da Folha, ma finora nessuna è stata resa nota. Bolsonaro, da parte sua, ha negato essere al corrente di queste presunte mobilitazioni su Whatsapp. “Io non posso controllare se qualche imprenditore simpatizzante sta facendo questo tipo di cose. Lo so che è illegale, ma non ho nessun modo di monitorarle o di fare qualcosa al riguardo”, ha detto il candidato di estrema destra.

In assenza di una prova di un legame diretto fra la campagna di Bolsonaro e le “fake news” diffuse attraverso i gruppi Whatsapp, è difficile trovare meccanismi legali per combattere la moltiplicazione delle notizie false. “E’ una lacuna della nostra legislazione”, ha ammesso il ministro della Sicurezza, Raul Jungmann.

Durante la campagna elettorale, il Tse ha ordinato ai due candidati di ritirare messaggi considerati offensivi o non veritieri dai loro spot e i loro messaggi su Twitter o Facebook, ma contrariamente a queste reti Whatsapp è un servizio di messaggeria, e dunque i suoi gruppi costituiscono canali di comunicazione privata e criptata, difficilmente penetrabili senza mettere a rischio il diritto alla privacy e alla libertà di espressione.

E’ per questo che tre esperti brasiliani che hanno svolto una ricerca sulla diffusione delle “fake news” hanno pubblicato due giorni fa un articolo sul New York Times, per chiedere a Whatsapp di restringere l’uso del servizio in vista del ballottaggio del prossimo 28 ottobre.

Responsabili di Whatsapp hanno risposto che non intendono applicare nessuna misura restrittiva in Brasile, dove dallo scorso giugno esiste un tetto massimo di 20 contatti a cui si può ritrasmettere un messaggio senza però limiti al numero di gruppi che possono essere creati da un utente o al numero di utenti che possono fare di un gruppo. Da parte sua, i responsabili della campagna di Bolsonaro hanno detto che stanno mettendosi in contatto con le aziende citate dal reportage di Folha, “la maggior parte delle quali ci risulta del tutto sconosciuta”.

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