Mattarella: “Imparare l’italiano favorisce l’integrazione”

Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi al Quirinale durante un incontro con i partecipanti agli "Stati Generali della lingua italiana nel mondo" 2018.
Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi al Quirinale durante un incontro con i partecipanti agli "Stati Generali della lingua italiana nel mondo" 2018. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Imparare la lingua italiana può aiutare i migranti nel loro processo di integrazione: lo ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della celebrazione al Quirinale degli Stati generali della lingua italiana, svoltisi alla presenza, tra gli altri, del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, del presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini e del presidente della Società Dante Alighieri, Andrea Riccardi.

“Per coloro che sono giunti in Italia di recente, la lingua rappresenta il primo strumento nel cammino di integrazione”, ha sottolineato il Capo dello stato. Per questa ragione, ha aggiunto, “è importante e prezioso il ruolo svolto in questo campo dagli enti locali, dalle numerose associazioni della società civile e da tutte le istituzioni pubbliche e private coinvolte nell’insegnamento dell’Italiano”.

In un’occasione particolare come quella degli Stati generali della lingua italiana, Mattarella ha tenuto a ribadire che “per definizione ogni cultura ha vocazione universale, dunque non ha confini”, aggiungendo che “la civiltà italica ha influenzato e è alla base di civilizzazioni numerose”. Non a caso, ha osservato, “linguaggi come quelli della musica e delle arti figurative sono strettamente intrecciate al portato umanistico espresso, in lingua italiana, dalla letteratura. La lingua è per eccellenza veicolo”.

Più in particolare, ha detto ancora, “l’intensità di rapporti raggiunta ormai a livello internazionale suscita, per quanto riguarda la civiltà italica, un crescente interesse. Vi è, in misura particolare, una vera e propria fame di Italia. A questo occorre saper rispondere con efficacia e senso del presente”

. Nel suo intervento ha poi lodato il lavoro svolto finora “dalla pluralità di sforzi pubblici e privati”, che ha avuto il merito di far emergere “la platea eccezionale di oltre due milioni e centomila persone in tutto il mondo che, ogni anno, scelgono di studiare la nostra lingua perché sanno che si parla di italiano e in italiano nella musica, nel cinema, nell’arte, nel mondo letterario, nella vita di molte imprese come anche nella moda, nello sport, nella cucina e in tanti altri campi”.

Ognuno di questi settori è “fonte di ispirazione e avvicina potenziali amici delle molteplici espressioni della nostra civiltà. Una realtà che conferma – ha chiarito Mattarella – pur nella consapevolezza della diffusione territorialmente limitata di popolazioni di lingua madre italiana, come l’idioma di Dante, di Leonardo, di Marconi e Fermi, di Toscanini e di Fellini, di Alberto Giacometti, si propone all’estero come espressione veicolare di un patrimonio culturale a vocazione globale”.

Per questa ragione “lo studio della lingua italiana all’estero è una precondizione per attrarre talenti che contribuiscono a far crescere le competenze e le capacità del nostro Sistema Paese nel suo complesso”. “Spesso – ha rivelato da ultimo Mattarella – in occasione di incontri con altri capi di Stato raccolgo sollecitazioni per l’accesso alle nostre università anche per corsi di perfezionamento, di studenti dei loro paesi, sentendomi ricordare la crescita, nei loro sistemi di istruzione, di sezioni caratterizzate dall’apprendimento dell’italiano come lingua straniera”.

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