Conte a Mosca da Putin: sul tavolo Libia, debito e Ue

Giuseppeonte al tavolo di conferenza.
Conte a Mosca da Putin.

MOSCA. – La missione russa di Giuseppe Conte non poteva cadere in un momento più delicato. Donald Trump ha appena lanciato l’idea di stracciare il trattato INF, pietra angolare della sicurezza europea che dal 1987 vieta l’uso di missili balistici a raggio intermedio, e la Commissione Ue ha deciso di bocciare la manovra presentata dal governo gialloverde spingendo nuovamente lo spread al rialzo. La tensione fra Est e Ovest è dunque alle stelle e l’Italia, partner tradizionale della Russia in Europa, è al contempo sotto pressione.

Quanto è ipotizzabile allora un’operazione di mutuo soccorso? Il presidente del Consiglio, appena giunto a Mosca, ha incontrato i giornalisti e ha detto che la manovra non è “improvvisata” e che è pronto al confronto con Bruxelles “nel merito”. È impensabile che lo scontro con la Commissione non rientri nello scambio di vedute di domani con Vladimir Putin. I punti in comune non mancano. Roma (perlomeno a parole) sulle sanzioni chiede un alleggerimento che dia un segnale distensivo alla Russia e fiato alla cooperazione economica bilaterale.

“Le sanzioni – ha ricordato Conte – per noi costituiscono un fine e non un mezzo”. Posizione ben radicata nel lessico della diplomazia italiana e senz’altro più moderata di quella avanzata da Matteo Salvini, che la settimana scorsa all’assemblea generale di Confindustria Russia ha definito le sanzioni “una follia”. Di certo c’è che il Cremlino – sostiene una fonte qualificata – vede un’Italia “solidamente schierata” sul fronte occidentale e vorrebbe capire se dalle parole si potrà mai passare ai fatti.

I vincoli dell’accoppiata Bruxelles-Washington sono fortissimi e neppure quando al timone c’era “l’amico” Silvio Berlusconi – questo il ragionamento – si è notato un vero “scostamento”, in un clima internazionale peraltro sensibilmente migliore.

La visita di Conte si aprirà con i rispetti al milite ignoto, ai giardini di Alessandro, e con una visita agli espositori italiani presenti alla fiera presso l’Expocenter di Mosca. Poi i saluti al premier Dmitri Medvedev e quindi l’appuntamento clou della giornata: colazione di lavoro con Vladimir Putin, incontro congiunto con una delegazione d’imprenditori italiani e conferenza stampa.

Stando alle informazioni disponibili, saranno firmati circa 15 accordi (per un controvalore pari ad almeno 1,5 miliardi di euro, dalla meccanica all’energia alle nuove tecnologie) mentre a partecipare all’incontro con lo zar saranno una ventina di aziende. Fra queste Pirelli, rappresentata da Marco Tronchetti Provera, ed Eni, con l’ad Claudio Descalzi.

Il Cremlino ha precisato che oltre ai temi della cooperazione bilaterale Putin e Conte parleranno di Siria e di Libia, dossier molto caro all’Italia. Domani forse Putin scioglierà la riserva e farà sapere se parteciperà di persona alla conferenza di Palermo del 12-13 novembre, con tutto il peso specifico che questo comporterebbe. L’altro aspetto chiave, è la voce che gira in ambienti diplomatici internazionali, sarebbe l’ipotesi di un aiuto russo sul debito pubblico (che lo stesso Paolo Savona ha detto non essersi per ora concretizzato).

Mosca, insomma, sarebbe disposta a comprare titoli di Stato italiani per dare un po’ di ossigeno alla coalizione gialloverde? Ci si chiede. Uno strumento possibile potrebbe essere il fondo sovrano russo, il Fondo di Benessere Nazionale, che al momento ha in pancia oltre 70 miliardi di dollari (in crescita grazie agli alti prezzi del petrolio). Il Fondo, in teoria, potrebbe acquistare solo titoli di alta qualità (AA- e simili) ma vi sono precedenti che attestano deroghe alla regola. Nella pratica, se il presidente russo desse il suo benestare l’operazione potrebbe partire senz’altro.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)