Il governo attende i mercati, ma pronto a cambiare nel 2019

Da sinistra: Giovanni Tria, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi. Governo
Da sinistra: Giovanni Tria, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Monitorare la “tenuta del sistema” e lanciare sottotraccia il messaggio, ai mercati e a Bruxelles, che si è pronti a correggere la manovra per far calare il deficit, anche se non subito: l’anno prossimo. E’ questa la strategia che il governo si è dato, per fronteggiare la bocciatura della sua legge di bilancio. Una strategia ‘multilivello’.

In primo piano ci sono la difesa a oltranza della capacità della manovra di stimolare la crescita (“In nome di questo non si cambia”), la compattezza del governo e la rassicurazione che non si vuole uscire dall’euro. Sullo sfondo ci sono il ‘bastone’ di un possibile veto sul bilancio Ue e la ‘carota’ della disponibilità a non mettere il veto sulle sanzioni alla Russia.

Sottotraccia c’è il messaggio che un calo del deficit il governo è pronto ad assicurarlo nel 2019 (magari dopo le elezioni europee) attraverso tagli alla spesa ma anche, se si renderà necessario, intervenendo sulle misure della manovra. Sulla scena, l’esecutivo si prepara alle prossime tre settimane mostrando la massima compattezza. Ma le crepe ci sono ed emergono.

Lo dimostra il nuovo scontro tra il ministro Giovanni Tria e il M5s. Tria torna a definire “volgarità e minacce” l’audio in cui Rocco Casalino attaccava i tecnici del Mef. E, mentre Giuseppe Conte torna a confermare la fiducia al suo portavoce, il M5s risponde a muso duro: “Tria faccia pulizia nel ministero, invece di difendere i tecnici a prescindere”. In questo clima, si lavora al confronto con Bruxelles.

La risposta del governo alla bocciatura potrebbe non arrivare prima di tre settimane: non abbiamo alcuna fretta – dicono fonti qualificata – né interesse a rispondere subito, senza avere definito la strategia. Anche perché un fattore che potrebbe cambiare le carte in tavola sono i mercati e il rischio che il sistema, a partire dalle banche, vada in tensione dissipando l’effetto della manovra (a partire da riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza).

Un’asticella c’è. E, secondo le analisi del governo, va fissata a 350 punti di spread. Ecco il ragionamento: da S&P venerdì non ci si attende una stroncatura “violenta” e dunque si spera che i mercati assorbano il nuovo declassamento senza tonfi o impennate drammatiche dello spread. Se il differenziale alla fine si attestasse attorno ai 300 punti base, si potrebbe reggere: se si stabilizzasse invece oltre 350, creerebbe un problema strutturale da affrontare subito.

Se i mercati reggeranno, è dunque più che probabile che il governo mantenga la sua posizione e ad ora non cambi niente della manovra annunciata. “Dobbiamo pregare che tutto regga. Ma se regge, ci vuole poco a fare le fotocopie della prima lettera che abbiamo mandato a Bruxelles…”, scherza un sottosegretario. I mediatori però stanno facendo pervenire alla commissione e ai governi Ue il messaggio che nel 2019 il governo è pronto a intervenire – senza escludere neanche una manovra correttiva – per riportare il deficit a livelli vicini al 2% (com’era nell’accordo iniziale di Tria).

Conte, Tria e anche Paolo Savona sono pronti a promettere verifiche trimestrali sui conti e correzioni, se la crescita non sarà quella prevista. Per ora però non ci muove di un millimetro dalle misure annunciate perché Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno già fatto della manovra – e dello scontro con l’Ue – l’arma principale della campagna elettorale per le europee. Dunque pure il “piccolo sforzo” evocato dal presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, cioè una correzione strutturale dello 0,1% da apportare subito alla legge di bilancio, sarebbe per loro insostenibile.

Il primo faccia a faccia tra Tria e i commissari ci sarà il 5 novembre all’Eurogruppo. Nel frattempo, l’Italia starebbe esplorando una strada per trovare appoggi in Consiglio tra i Paesi del Nord Europa. Tra i dossier caldi in arrivo a dicembre c’è il rinnovo delle sanzioni alla Russia: l’Italia potrebbe dare il suo avallo in ca mbio di un sostegno alla sua manovra.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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