Sinodo, Cardinal Marx: “Da folli non dare più potere alle donne”

Vescovi e cardinali riuniti in Sinodo.
Vescovi e cardinali riuniti in Sinodo.

CITTA’ DEL VATICANO. – “Senza cambiamenti, senza sviluppi, non si progredisce mai nel corso della storia. Se affrontiamo la questione del potere nella Chiesa, in futuro l’attuale situazione sarà inaccettabile per le donne. Si dovrà cambiare”.

Parla con la consueta energia e determinazione il cardinale tedesco Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga e presidente della Conferenza episcopale di Germania, quando nel briefing del Sinodo sui giovani affronta una questione cruciale di questa Assemblea, oggetto anche di una richiesta di essere ammesse al diritto di voto da parte delle superiori delle religiose al pari degli altri padri sinodali. Possibilità che il regolamento dell’attuale Sinodo ancora non prevede.

“Nella Chiesa non ci siamo fermati sulle vecchie posizioni – osserva -, occorre capire l’evoluzione dei tempi, come diceva già Giovanni XXIII. L’ordinazione sacerdotale, così com’è, resta un punto di riferimento, ma questo non significa chele donne non avranno mai un ruolo decisionale”.

“Saremmo veramente stolti – incalza il sanguigno porporato, stretto collaboratore del Papa nel C9 e da presidente del Consiglio per l’Economia – se rinunciassimo a un patrimonio di donne impegnate e devote, lasciandole fuori. Saremmo pazzi, e per fortuna non lo siamo”.

Per Marx, la questione delle donne “non si risolve sul momento, ma se ne discute da 50 anni. Dobbiamo parlarne – insiste -, bisogna progredire, non domani ma oggi. Il Papa lo ha detto: l’ordinazione sacerdotale non comporta che il potere rimanga solo in mano agli uomini. Va portato avanti il coinvolgimento delle donne nei ruoli di potere, altrimenti le perdiamo”.

Al Sinodo, con la discussione del documento finale (oggi si è discussa la bozza in Aula con la possibilità di correzioni), sta venendo al pettine una questione già sollevata alla vigilia: e cioè se il testo recherà la parola “Lgbt”, com’era già nell’Instrumentum Laboris, contestata dagli ambienti più conservatori come espressione della volontà della “lobby gay”. “Se torno nella mia diocesi con un documento in cui si dice ‘Lgbt’ il 90% dei giovani alza la mano e mi chiede cosa voglia dire – osserva il vescovo di Mamfe (Camerun), mons. Andrew Nkea Fuanya -.

Al Sinodo non stiamo risolvendo problemi di una Chiesa locale, ma abbiamo uno sguardo universale. Per questo ho detto che non voterei un testo così: mi troverei poi a dover spiegare cose che neanche io conosco. Se cominciamo a usare un certo linguaggio poi questo impone delle visioni (come accade in Africa, ad esempio, con gli enti o governi che legano i propri aiuti alla libertà di aborto). La società si evolve, andrà avanti, ma certe cose non sono arrivare da noi e non possiamo fare un favore ad aziende o governi sulla base delle loro idee”.

“La tematica della sessualità è molto importante, ma non venga strumentalizzata per una battaglia ideologica – interviene Marx -. Le lobby ci sono, e cercano di influenzare. Ma nel linguaggio della Chiesa occorre portare avanti una strada comprensibile per tutti. Dobbiamo accompagnare i giovani, e quando utilizziamo le parole non dobbiamo assumere posizioni che risultino fuorvianti. Parleremo per tutta la Chiesa, e poi nelle Chiese locali si troveranno le soluzioni particolari, che non possono essere adottate ovunque”.

“Esistono diverse lobby – sbotta il cardinale tedesco – e mi stupisco che le domande siano sempre su queste tematiche, come se questo fosse il centro della predicazione della Chiesa. La vita sessuale è una delle tematiche: non è un Sinodo sulla sessualità ma sui giovani e su come accompagnare i giovani. E il documento finale deve parlare una lingua che sia comprensibile a tutta la Chiesa”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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