Bce: rischio Italia irrompe alla riunione dei governatori

FRANCOFORTE. – La prova di forza dell’Italia con i partner europei irrompe alla riunione della Bce proprio quando il presidente Mario Draghi ha già un’agenda densa. E l’ ‘irruzione’ di una nuova potenziale crisi arriva nel momento peggiore, con una congiuntura europea che peggiora, i mercati che vacillano e la Bce deve fare i conti con l’impatto di Brexit e guerra dei dazi.

Draghi mai avrebbero voluto che questa fine di 2018 vedesse un simile ‘ingorgo’ di problematiche. Doveva essere il momento del completamento dell’Unione bancaria, ora a rischio, e dell’uscita dalle misure di emergenza monetaria, dal quantitative easing ai maxi-prestiti alle banche. L’Italia che sfida i mercati e i partner Ue complica tutto. Lo spread sopra 320 costringerà i governatori a fare il punto.

Draghi, nella conferenza stampa di giovedì, sarà chiamato a confermare, o meno, la sua recente valutazione secondo cui dall’Italia non c’è contagio. Tanto più ora che persino il ministro degli affari europei Paolo Savona evoca un contagio chiedendo la protezione della Bce. I grattacapi italiani piombati sulla scrivania di Draghi vertono, ancora una volta, sulle banche.

Con 380 miliardi di debito italiano in pancia le quotazioni sono andate a picco e uno spread che dovesse salire fino a 400 – come ha riconosciuto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti – comporterebbe un intervento sul capitale.

Alla Bce hanno da tempo acceso i riflettori sulle banche italiane, con quotazioni di istituti come Mps piombate a nuovi minimi storici e scricchiolii che provengono da altre banche minori. Una situazione che incide su un problema più ampio, quello della liquidità delle banche. Sui mercati tutti s’interrogano cosa accadrà ora che si avvicina il momento in cui la Bce ritirerà i suoi ‘Tltro’, i prestiti di liquidità illimitata a quattro anni che hanno tenuto in piedi molti istituti, sostituendosi a una mercato interbancario evaporato.

Le banche italiane, in controtendenza rispetto alle europee, a seguito del balzo dello spread hanno dato una stretta alle condizioni con cui concedono prestiti. La crisi, insomma, sta cominciando a ‘mordere’ anche famiglie e imprese, con possibili ripercussioni sulla crescita.

Sullo sfondo Draghi lavora alla delicata exit strategy dagli acquisti di titoli pubblici (2.500 miliardi di euro attraverso il ‘Qe’) programmata a partire da gennaio, mentre dall’Italia si susseguono richieste di interventi ‘su misura’ che inevitabilmente attizzano i timori tedeschi. Nella riunione di giovedì e in quella di dicembre si discuterà di come reinvestire i bond nel portafoglio della Bce che man mano arrivano a scadenza. Compresa una possibile ‘operazione twist’ che consentirebbe alla Bce di ‘allungare’ le scadenze (reinvestire i bond maturati con altri a più lunga durata), che potrebbe alleviare la pressione sui Btp italiani.

La Bce, come scrive il Financial Times, sta per rivedere la ‘capital key’, il meccanismo con cui distribuisce i bond acquistati fra i vari paesi, e sta per farlo con criteri che penalizzerebbero l’Italia: ci sarebbero 28 miliardi in meno di riacquisti di Btp a fronte di 18 miliardi in più di bund tedeschi. Ma qualsiasi decisione torna ad essere delicatissima dal punto di vista finanziario e dal quello che politico: venire incontro all’Italia, nell’Europa di oggi, regalare argomenti ai sovranisti di Germania, Olanda, Austria e molti altri.

(dell’inviato Domenico Conti/ANSA)

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