Bolsonaro trionfa in Brasile, l’Italia rivuole Battisti

Bolsonaro scortato dai suoi uomini si dirige al suo seggio.
L'estrema destra alla guida del Paese. Militari nel governo?. (ANSA/AP Photo/Leo Correa)

SAN PAOLO. – Il Brasile vira verso l’ultradestra. L’ex militare Jair Bolsonaro ha sbancato le urne con oltre il 55% dei voti e promesso di “cambiare il destino del Paese” attraverso il rilancio delle privatizzazioni e il pugno duro sulla sicurezza. Tra i primi segnali forti della sua presidenza ci potrebbe essere l’inclusione di vari generali nel governo, 34 anni dopo la fine della dittatura militare. Mentre l’Italia da lui si aspetta innanzitutto una cosa: l’estradizione di Cesare Battisti.

Oggi il presidente eletto ha confermato la sintonia con il governo italiano attraverso uno scambio di messaggi su Twitter proprio sull’ex terrorista rosso. “Il regalo è in arrivo! Grazie per il supporto, la destra diventa più forte”, ha cinguettato in italiano Eduardo Bolsonaro, figlio del nuovo leader nonché deputato rispondendo al messaggio di congratulazioni inviato da Matteo Salvini.

Il ministro dell’Interno si era congratulato con Bolsonaro per la sua vittoria sottolineando che “anche in Brasile i cittadini hanno mandato a casa la sinistra” e annunciando che “dopo anni di chiacchiere, chiederò che ci rimandino in Italia il terrorista rosso”.

Oggi il vicepremier leghista ha rincarato la dose, scrivendo che sarà lieto di recarsi personalmente in Brasile “anche per andare a prendere il terrorista rosso Cesare Battisti e portarlo nelle patrie galere”. Mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha confermato che il suo dicastero ha intensificato le azioni per ottenere l’estradizione.

“Da mesi gli uffici del ministero hanno avviato contatti con le autorità brasiliane”, ha spiegato Bonafede, aggiungendo di seguire la situazione “con la massima attenzione” perché “lo dobbiamo alle famiglie delle vittime di Battisti e lo dobbiamo anche al Paese”.

Non è detto tuttavia che lo sbarco dell’ex militare alla presidenza del Brasile basti per sbloccare il lungo contenzioso giudiziario con l’Italia. Il 31 dicembre del 2010, infatti, l’allora presidente Lula da Silva – oggi in carcere, dove sconta una condanna di 12 anni per corruzione – ha negato la richiesta di estradizione di Battisti, concedendo all’ex terrorista la residenza permanente in Brasile poche ore prima della fine del suo mandato.

Da allora, non è stato chiarito a chi spetti l’ultima parola su questa decisione di Lula. Lo scorso marzo, la procuratrice generale brasiliana Raquel Dodge ha stabilito che la decisione finale sull’estradizione spetti al capo dello Stato. Ma il presidente uscente, Michel Temer, pur dichiarandosi favorevole all’estradizione, ha rinviato la palla al Supremo Tribunale Federale (Stf), che deve adesso decidere se il presidente abbia effettivamente il potere di rovesciare la decisione di Lula.

Bolsonaro oggi ha avuto una prima conversazione telefonica con Donald Trump, il leader al quale più si ispira. “Un’ottima chiacchierata”, l’ha definita il presidente americano, in cui i due hanno concordato che Brasile e Stati Uniti “lavoreranno insieme su temi commerciali, militari e tutto il resto”. Molto diverso l’appello rivolto da Amnesty International e da altre ong internazionali, come Human Rights Watch (HRW) e Greenpeace, al nuovo leader brasiliano, esortato a “proteggere e rispettare i diritti fondamentali”.

L’elezione di Bolsonaro, noto per le sue posizioni omofobe e razziste, “rappresenta un enorme rischio per le popolazioni indigene e quilombolas, le comunità rurali tradizionali, le persone Lgbt, i giovani neri, le donne, gli attivisti e le organizzazioni della società civile se la sua retorica si trasformerà in politica pubblica”, ha sottolineato sui social la direttrice di Amnesty per le Americhe, Erika Guevara-Rosas. “Human Rights Watch seguirà da vicino la retorica e le azioni del governo di Bolsonaro”, ha promesso a sua volta il direttore per le Americhe di HRW, José Miguel Vivanco.

(di Javier Fernandez/ANSA)

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