Roma: Lega contro Raggi e M5S. Spettro referendum

Alberi e rami caduti in strada in via Iberia, zona Porta Metronia, a causa del maltempo, Roma.
Alberi e rami caduti in strada in via Iberia, zona Porta Metronia, a causa del maltempo, Roma. ANSA/Laurence Talamanca

ROMA. – Ormai tra Lega e M5S è scontro aperto su Roma. Con l’approssimarsi della sentenza che metterà un punto al processo che vede Virginia Raggi imputata per falso, la polemica tra i due partiti uniti al governo è alle stelle. Dopo le bordate di diversi colleghi di partito, è il capogruppo del Carroccio in Campidoglio Maurizio Politi ad attaccare a testa bassa: quella dei pentastellati è “una delle peggiori amministrazioni di Roma. Hanno promesso legalità, hanno portato solo immobilismo”.

“Politi si rassegni. Se vuole provare a conquistare Roma deve aspettare il 2021 ed anche allora gli daremo l’ennesima sonora lezione”, la risposta a tono del Movimento. Che mette un freno anche a quanti vorrebbero l’amministrazione romana agli sgoccioli dopo un’eventuale condanna della sindaca.

Il botta e risposta diventa talmente aspro che nel pomeriggio deve intervenire Matteo Salvini: “Cercherò di fare di tutto per aiutare i romani e il sindaco ad avere una città più sicura. Incredibile che chi non ha fatto niente per vent’anni si svegli ora”. Solo ieri i toni del ministro dell’Interno erano stati molto diversi nel cercare un interlocuzione con la leader di FdI Giorgia Meloni sulla Capitale, oltre che sulle europee.

In vista delle prossime amministrative “troveremo un nostro candidato – rivela Politi – . Saltamartini? Potrebbe essere, ma ad oggi non c’è nessun nome”. Se l’opposizione agita lo spettro di nuove elezioni, dal Campidoglio continuano a dirsi tranquilli che il processo si concluderà con l’assoluzione della sindaca. Diversi però i rumors che si rincorrono fuori da Palazzo Senatorio: nel più fosco degli scenari c’è chi giura che non si stanno studiando exit-strategy e che la prima cittadina si atterrà al codice etico.

Eventualmente, l’alternativa alle dimissioni potrebbe essere un’autosospensione della Raggi, una strada già sperimentata dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, che porterebbe il suo vice Luca Bergamo per un periodo di tempo a prendere le redini del Comune. Magari, poi, in questo frangente il Movimento potrebbe avviare una consultazione interna tramite la piattaforma Rousseau per definire il da farsi. Sembra invece più impervia la strada di una prosecuzione senza simbolo.

Il giorno dopo la sentenza, l’11 novembre, per il Campidoglio c’è un altro appuntamento cruciale: il referendum consultivo sulla messa a gara dei trasporti pubblici promosso dai Radicali. Il M5S, che ha intrapreso la strada del concordato preventivo per risanare Atac, è da sempre schierato apertamente per il no.

Invece da una consultazione degli iscritti del partito per definire la linea ufficiale del Pd, al netto degli scontri interni sui dati, è emersa una linea diametralmente opposta: la vittoria dei sì alla liberalizzazione. Un risultato annunciato e confermato dal segretario dei dem romani Andrea Casu e in qualche modo benedetto da Matteo Renzi: “Se io fossi cittadino di Roma, voterei a favore del referendum proposto dai Radicali”.

Che, da parte loro, ringraziano e parlano di una vittoria della spinta riformatrice tra i dem della Città Eterna. “Non ci meraviglia la vera faccia del Pd che vuole la privatizzazione dei servizi pubblici. Prima l’hanno spolpata e ora vogliono dare il servizio ai privati. Atac deve restare pubblica”, il commento tagliente dei 5 Stelle.

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