L’America al voto, referendum su Trump. I dem avanti

Donald Trump durante la campagna elettorale. America
L'America al voto, referendum su Trump. (ANSA)

WASHINGTON. – L’America vota per rinnovare il Congresso. L’America vota sui primi due anni di Donald Trump alla Casa Bianca. Mai come questa volta le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti sono un referendum sul presidente in carica. Il tycoon lo sa, e nelle ultime ore non si è risparmiato su e giù per il Paese, in un tour de force che lo ha portato negli Stati in cui vanno in scena le sfide decisive per un posto alla Camera, un seggio al Senato oppure una poltrona da governatore.

Florida, Texas, Georgia, Indiana, Missouri, Ohio. In gioco c’è il destino dell’agenda di Trump, tutta ispirata alla dottrina dell’America First, l’America prima di tutto, e in prospettiva anche le chance di rielezione alle presidenziali del 2020. Gli ultimi sondaggi danno ancora i democratici in vantaggio alla Camera, dove si rinnovano tutti e 435 i rappresentanti, mentre in Senato (che sarà rinnovato per un terzo) i repubblicani sembrano tenere.

C’è chi evoca una ‘blue wave’, l’onda blu che travolgerebbe il partito del presidente e che farebbe riconquistare ai dem la maggioranza di almeno uno dei due rami del Congresso. Ma nessuno scorda la cocente delusione del 2016, quando Hillary Clinton era favorita per la Casa Bianca e invece subì una sconfitta shock, una ferita che ancora oggi brucia.

E non lo scorda nemmeno Trump, che anche nelle ultime ore di campagna elettorale ha fatto leva sui temi a lui più cari, dal pugno duro sull’immigrazione all’attacco ai media, cercando di far dimenticare il caso dei pacchi bomba inviati ai suoi avversari e quello della strage nella sinagoga di Pittsburgh: episodi che in molti attribuiscono al clima avvelenato a cui la retorica incendiaria del presidente avrebbe contribuito, facendo scendere la sua popolarità ai minimi, al 39%.

Trump ha cercato fino in fondo di scuotere i suoi elettori e di portare più repubblicani possibile alle urne. Perché hanno già votato anticipatamente 31 milioni di americani e l’affluenza è prevista da record: due dati che di solito favoriscono il partito democratico. Ma dopo una delle campagne elettorali più divisive che si ricordino nella storia americana, nulla si deve dare per scontato.

Anche Barack Obama è sceso in campo come mai aveva fatto finora dopo aver lasciato la Casa Bianca. Anche perché in ballo c’è la sua eredità, in parte già fatta a pezzi da Trump. “In gioco ci cono i valori del nostro Paese, il suo carattere”, il monito dell’ex presidente dalla sua Chicago. Da dove ha rivendicato il merito per il boom economico: “Quando sono arrivato alla Casa Bianca ho dovuto risolvere i problemi che ci avevano lasciato i repubblicani”, ha ricordato Obama riferendosi alla crisi dei mutui subprime che ha poi portato alla grande recessione.

Un precipizio da cui pian piano l’America è risalita, ha detto l’ex presidente, sottolineando come l’economia e l’occupazione hanno iniziato a crescere negli ultimi 21 mesi del suo mandato: “Dove pensate sia iniziato tutto questo, chi pensate l’abbia fatto?”. Oltre a deputati e senatori, nell’Election Day gli americani scelgono anche il loro governatore in 36 Stati su 50 e in molti di questi si voterà per una lunga serie di referendum, dalla liberalizzazione della marijuana per uso ricreativo alla tassa sui big della Silicon Valley per aiutare i senza tetto.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)