Pil, debito, aggiustamento conti. I nodi con la Ue

Bandiere dell'Europa al vento. Ue
Bandiere dell'Europa al vento. (Lapresse)

ROMA. – Stime di crescita troppo ottimistiche, che difficilmente possono consentire di rispettare il target di deficit che comunque presenta una deviazione “senza precedenti” rispetto agli obiettivi concordati. E un debito che rimane ‘zavorra’ e fonte di preoccupazione per tutta l’Eurozona.

Sono questi i punti sui quali Roma dovrà convincere Bruxelles, dopo le critiche messe nero su bianco nell’opinione sul progetto di bilancio del 23 ottobre, seguita da un secondo alert specifico sul debito. La risposta dovrà arrivare entro il 13 novembre e nel confronto il governo potrebbe puntare anche su una nuova richiesta di flessibilità per fare fronte all’emergenza maltempo che ha falcidiato il Paese da nord a sud.

Ecco in sintesi i temi sul tavolo:

CRESCITA E DEFICIT

Il governo ha stimato il Pil 2019 all’1,5%, grazie all’effetto ‘espansivo’ della manovra che dovrebbe portare uno stimolo da 0,6 punti aggiuntivi. Le stime già venivano ritenute troppo ottimistiche prima della ‘crescita zero’ registrata dall’Istat nel terzo trimestre dell’anno, che rende complicato centrare il target 2018 (1,2%) e avrà un effetto ‘trascinamento’ anche sul prossimo anno. Difficile, con meno crescita, tenere sotto controllo il deficit nominale, fissato “come limite massimo” al 2,4%.

Tra gli argomenti che porterà il ministro dell’Economia Giovanni Tria davanti ai partner europei già oggi all’Eurogruppo quello della stima invece ‘prudente’, con un calcolo dell’indebitamento fatto “sul Pil tendenziale” (0,9%) e che non tiene conto, ad esempio, della ‘retroazione’ della manovra, cioè dei maggiori incassi fiscali innescati dalla crescita (calcolati in circa 4 miliardi).

Tra le ‘armi’ anche una diluizione nel tempo delle due misure simbolo: reddito e pensioni avranno un provvedimento ad hoc e partiranno in primavera. In più, in corsa, si è aggiunta una ‘clausola salva-deficit’ che consente di usare fuori dal perimetro delle due misure eventuali risparmi. Il governo punta tutto sugli investimenti, che spingeranno il Pil per uno 0,2% e saranno accompagnati da misure per sbloccare le risorse già a bilancio.

DEBITO E DEFICIT STRUTTURALE

Il governo pone l’accento sul deficit nominale ma a essere sotto la lente Ue è lo strutturale, sul quale era richiesto uno sforzo dello 0,6%. La manovra invece non solo non risponde alle richieste ma peggiora il deficit strutturale di un altro 0,9%, fissandolo a -1,7% per il prossimo triennio. Rinviare l’aggiustamento dei conti porta a un rinvio anche del pareggio di bilancio, con la ripresa del percorso verso l’obiettivo di medio termine dal 2022. In questo contesto la Commissione ha mandato un avviso all’Italia sul debito, primo step per una eventuale procedura. Il governo stima il debito in calo al 130% nel 2019, al 128,1% nel 2020 e al 126,7% nel 2021.

FLESSIBILITA’, DAL PONTE MORANDI ALLE ALLUVIONI

L’Italia, nel Draft Budgetary Plan inviato e subito respinto da Bruxelles già aveva chiesto nuova flessibilità per lo 0,05% del Pil, circa 1 miliardo, per lanciare un piano straordinario per la manutenzione e la messa in sicurezza di strade, gallerie e viadotti, urgente e necessario dopo il crollo del Ponte di Genova. A questa richiesta si potrebbe affiancare quella di ulteriore flessibilità per fare fronte all’emergenza ‘dissesto idrogeologico’ (servono 40 miliardi, secondo Matteo Salvini) dopo i danni e i morti causati dall’ondata di maltempo delle ultime settimane. L’Italia già nel 2016 aveva invocato, e ottenuto, le “circostanze eccezionali” dopo il sisma del Centro Italia, oltre che per la gestione dell’emergenza migranti.

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