Casteldaccia: la casa della strage andava abbattuta, sindaco sotto accusa

La villa dove nove persone, tra cui donne e bambini, sono morti a causa dell'esondazione del fiume Milicia in contrada Cavallaro a Casteldaccia, (Palermo).
La villa dove nove persone, tra cui donne e bambini, sono morti a causa dell'esondazione del fiume Milicia in contrada Cavallaro a Casteldaccia, (Palermo), 4 Novembre 2018. ANSA/MIKE PALAZZOTTO

PALERMO. – Un’inerzia lunga dieci anni. Tra pratiche di cui si perdono le tracce in uffici sommersi di carte e ignoranza della legge. Fino alla tragedia. Vanno chiarendosi i contorni della intricata vicenda della villetta di Casteldaccia (Pa) dove sabato sera nove persone, di due nuclei familiari, sono morte intrappolate nella casetta dalla piena del fiume Milicia.

L’edificio era abusivo perché costruito a ridosso del torrente e il Comune ne aveva ordinato la demolizione nel 2008, aveva detto ieri il sindaco Giovanni Di Giacinto incolpando il Tar, a cui i proprietari si erano rivolti per impugnare il provvedimento, di non aver mai deciso la causa. Un’accusa grave a cui i giudici amministrativi hanno risposto duramente: nessuno aveva chiesto la sospensione della demolizione e comunque il ricorso era decaduto nel 2011.

Quindi il sindaco poteva e doveva abbattere la costruzione. Ma l’amministrazione, che nemmeno si era costituita in giudizio e non aveva più seguito le sorti del procedimento, non ha soldi per le decine di demolizioni a cui sarebbe obbligata. Il Comune è in dissesto e le casse sono vuote. “Ci aiuti lo Stato”, dice il primo cittadino. E sul denaro si incentra anche il dibattito politico: con il sottosegretario leghista Garavaglia che assicura “l’impegno del Governo per garantire già in questa legge di stabilità investimenti in particolare sul tema del dissesto idrogeologico, che è la priorità delle priorità”.

Mentre per il Veneto, flagellato dal maltempo dei giorni scorsi, è pronto un accordo quadro di programma tra ministero dell’Ambiente e la Regione che destina 159 milioni di euro per interventi sul territorio. E dall’Ue sembra aprirsi lo spiraglio del contributo straordinario invocato dal Governo. “Stiamo valutando in queste ore, con i ministri competenti, nell’ambito della presidenza del Consiglio di poter accedere ai fondi europei di solidarietà per i danni causati dal maltempo”, fa sapere il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

A cui, a breve giro, arriva la risposta del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. “L’Unione Europea si è già messa a disposizione dell’Italia e delle regioni che sono state colpite da questo disastro ambientale”, spiega. “L’Italia deve richiedere di attivare il fondo europeo di solidarietà, deve presentare il bilancio dei danni subiti entro 12 settimane dalla fine dell’evento. Per ottenere l’accesso al fondo di solidarietà – spiega Tajani – bisogna che i danni superino i 3 miliardi di euro, oppure lo 0,6% del Pil”.

“In più – prosegue – le regioni possono utilizzare i fondi europei a loro destinati, chiedendo autorizzazione alla Commissione Europea per investirli direttamente nella ricostruzione”. “Invece del 50%, il cofinanziamento sarà del 5%. Significa che le regioni hanno denaro ‘cash’ per investire immediatamente al fine di alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite dal cataclisma che ha devastato tutta l’Italia”, conclude infine Tajani.

In settimana il Consiglio dei Ministri dichiarerà lo stato di emergenza per la Sicilia. Resta al centro del dibattito, al di là degli stanziamenti economici, il nodo della legislazione sulle demolizioni che, come la tragedia di Casteldaccia, dimostra, è farraginosa e ‘aiuta’ ignavie, a volte complicità o incapacità degli amministratori locali. “Ho costituito un gruppo di lavoro fatto da magistrati, forze dell’ordine e giuristi per proporre al Parlamento e al Governo una norma più veloce per gli abbattimenti perché dobbiamo tutelare il bene collettivo”, assicura il ministro Costa.

(di Lara Sirignano/ANSA)

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