Di Maio all’angolo, pressing Salvini e ortodossi M5s

Matteo Salvini e Luigi di Maio in Parlamento. No Ue
Matteo Salvini e Luigi di Maio in Parlamento. (ANSA)

ROMA. – Sulla prescrizione Lega e M5s tentano di rimettere insieme i cocci dei vasi rotti in questi giorni con un abbozzo di intesa che al momento verterebbe unicamente sull’allargamento del provvedimento anticorruzione ma non si placa il gelo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Mai come in questi giorni il rapporto tra i due “gemelli siamesi” era stato così freddo e mai il capo del M5s era stato messo così all’angolo dal suo alleato di governo. Il rifiuto, a più riprese e plateale, di Matteo Salvini a concedere all’alleato un tavolo, con il premier a fare da mediatore sulle tensioni dei due partiti, ha gettato nello sconforto i pentastellati e il loro capo politico: in molti iniziano, ora, a dubitare di poter recuperare il terreno perduto nei confronti del leader del Carroccio.

Nè è bastato l’avvertimento di Di Maio che ha minacciato, nel caso dovesse continuare l’ostruzionismo della Lega sulla prescrizione, di dare filo da torcere al Carroccio quando il dl sicurezza arriverà alla Camera. La Lega non si spaventa ed anzi rilancia: ora spingerà l’acceleratore a mille per inserire il decreto alla Camera, in mezzo ai lavori della manovra. Questa è la priorità assoluta per il partito di Salvini.

Sullo sfondo della guerriglia tra i due fronti sembra farne le spese i rapporti dell’Italia con l’Ue e soprattutto il tenore della lettera da inviare a Bruxelles. Non ci sarà nessun anticipo dei tempi per l’invio della risposta italiana: il governo si limiterà a confermare i numeri, soprattutto il 2.4% di deficit, e dà per scontato l’avvio della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.

Quindi, a differenza degli auspici del ministro del Tesoro, la lettera a Bruxelles non conterrà alcuna ponderazione sullo scaglionamento dei provvedimenti. Compreso l’avvio del reddito di cittadinanza. Un modo per dare un contentino al leader M5s sempre più stretto nel suo fortino e deciso a difendere il provvedimento clou del M5s con le unghie e i denti, mentre si aprono altre crepe.

Il nodo della Tav è sempre dietro l’angolo con il pericolo di consegnare un altro assist alla Lega, dopo il Tap, l’Ilva, il rischio sul Muos. Paradossalmente anche la minaccia ai senatori ribelli di deferirli ai probiviri per la loro opposizione al dl sicurezza di Salvini rischia di costituire un nuovo punto di debolezza e di spuntare le armi del M5s nella battaglia parlamentare. Mentre a bordo campo si stanno perparando per entrare in partita da un lato Roberto Fico e dall’altro Alessandro Di Battista: quest’ultimo tornerà presto in Italia e già si fa sentire a lanciare strali contro il Carroccio.

La Lega invece continua ad ostentare sicurezza. La fiducia al decreto, spiegano fonti del Carroccio, è stata decisa “non tanto per il timore dei numeri (FdI e forse mezza Fi, erano pronti a sostituire i pochi ribelli M5s) quanto per fare in fretta”. La Lega non pare voler prendere in seria considerazione il nodo della prescrizione che considera niente più che un fronte creato ad hoc dai 5S per spostare l’attenzione e ottenere qualcosa, nel momento in cui la manovra traina un po’ meno.

(di Francesca Chiri/ANSA)