Decreto Genova senza coperture, dubbi ufficio Bilancio Senato

Operai al lavoro sui binari della ferrovia danneggiati dal crollo di Ponte Morandi. Sfollati
Operai al lavoro sui binari della ferrovia danneggiati dal crollo di Ponte Morandi. ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA. – Partito lunedì dalla casella delle commissioni del Senato, dopo l’ok alla Camera, il decreto Genova trova un ostacolo e rischia un giro di stop. Di mezzo ci sono le coperture finanziarie per i provvedimenti previsti nel decretone, che alla città tagliata in due dal ponte crollato, riserva in realtà 16 articoli su 45. Per il Servizio del bilancio di Palazzo Madama, i fondi non sono sempre certi o specificati. A volte emergono lacune, altre incongruenze. Servono ritocchi e chiarimenti. L’ufficio lo scrive nella sua relazione, ripetendo in parte dubbi e rilievi evidenziati dai tecnici di Montecitorio.

Nella maggioranza però c’è ottimismo e si punta a martedì, 13 novembre, per chiudere la partita in commissione e approdare in Aula. “Non sono preoccupato, è un decreto scritto molto bene”, assicura il leghista Paolo Ripamonti, uno dei relatori. Frenano le opposizioni che annunciano battaglia sui singoli articoli ipotizzando stralci (Pd) oppure l’astensione (Forza Italia).

Al terzo giorno di discussione nelle commissioni congiunte di Lavori pubblici e Ambiente di Palazzo Madama, il decreto si ‘carica’ di 408 emendamenti. Per presentarli c’era tempo fino alle 15 e l’hanno fatto Pd, FI, Fratelli d’Italia e gruppo misto. Non pervenuti M5s e Lega. “Non c’è tempo, Genova aspetta”, è il mantra per tutti. Sull’attesa pesano, inevitabilmente, il parere della commissione Bilancio non ancora arrivato, e la relazione dei tecnici che invece si sono espressi.

A cominciare dai fondi concessi al commissario straordinario Bucci, che dovrà gestire di fatto la ricostruzione del ponte e dell’indotto di danni e mancanze che si è creato. Secondo l’articolo 1 del dl, quei fondi dovrebbero essere a carico del concessionario, cioè Autostrade. Se la società non dovesse pagare, sarà lo Stato ad anticiparli.

Ma quanti soldi sono? E qual è la spesa complessiva? Se lo chiede il Servizio bilancio: “Si evidenzia in generale che non risulta illustrato il metodo di quantificazione dell’importo anticipato dallo Stato – si legge nella relazione – e che non essendo stata ancora quantificata la spesa totale che il Commissario dovrà determinare, risulta difficile ogni stima sull’adeguatezza del contributo statale”.

Dubbi e lacune anche sugli aiuti alle imprese. Ad esempio sui contributi per quelle che hanno avuto un calo ‘certificato’ del fatturato dopo il crollo, il governo “si limita a ribadire il vincolo del limite di spesa – osserva il Bilancio – senza chiarire se la misura in esame possa essere attuata senza pregiudicare altri interventi già previsti”.

Insomma la coperta basterà per tutto? Sul contestatissimo condono a Ischia interviene intanto nel question time alla Camera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che spiega come la norma inserita nel decreto Genova non sani tutte le “28 mila domande di condono” dell’isola risalenti a “oltre 20 anni fa”. Il bacino potenziale degli interventi riguarda “1100 case danneggiate” dal sisma ma non tutte le richieste, spiega il premier, saranno accolte: se emergeranno “vincoli idrogeologici” o di altro tipo “si dovrà procedere alla demolizione”.

Ma sull’incertezza della platea cade la penna rossa dell’ufficio di Palazzo Madama: quante sono esattamente le pratiche pendenti e quanti i soldi a disposizione delle amministrazioni, per gestirle? Lo chiede l’ufficio perché bisognerebbe “comprovare che possa essere rispettato il termine di sei mesi fissato dalle norme, anche in relazione a procedure di condono risalenti da più di 20 anni, per le quali evidentemente i Comuni non disponevano di sufficienti risorse”. Intanto domani alle 14 comincia l’esame degli emendamenti.

(di Michela Suglia/ANSA)

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