Pernigotti chiude a Novi, stop a fabbrica nata nel 1860

Il logo dell'azienda Pernigotti che campeggia sul grattacielo della città di Novi Ligure
Il logo dell'azienda che campeggia sul grattacielo della città di Novi Ligure

TORINO. – Chiude un pezzo del made in Italy dolciario ricco di storia ultrasecolare, la Pernigotti di Novi Ligure (Alessandria). La famiglia turca Toksoz, che ha acquisito il marchio e l’azienda nel 2014, ha annunciato ai sindacati che cesserà la produzione nella fabbrica italiana e ha chiesto un anno di cigs, dal 3 dicembre prossimo, per i 100 dipendenti.

“Una decisione assurda e inaccettabile”, protesta il sindaco di Novi, Rocchino Muliere, che chiede di portare la questione su tavoli nazionali per “salvare i posti di lavoro e un patrimonio, un grande nome, che non può finire così”.

Novi è uno dei poli dolciari italiani, con l’ultra centenaria Elah Dufour Novi e la Pernigotti ancora più vecchia, essendo nata – come drogheria – nel 1860 per idea di Stefano Pernigotti. Un marchio che è stato fornitore della Real Casa divenuto famoso anche per la ricetta del torrone miele più concentrato, negli anni della Prima Guerra Mondiale, quando l’uso dello zucchero era proibito per la preparazione di prodotti dolciari.

Lo stop della produzione è stato annunciato ieri sera dall’a.d. ai sindacati. Una decisione presa – spiega la Pernigotti – per la crisi “determinata dal calo dei volumi di vendita che l’azienda non è riuscita a contrastare nonostante le azioni finora implementate a sostegno del business”. La Pernigotti si impegna a cercare soluzioni per ricollocare il personale “presso aziende operanti nel medesimo settore o terzisti durante o al termine della cigs”.

 

Nello stabilimento di Novi vengono prodotti cioccolata, torroni, praline, preparati per la gelateria, uova di Pasqua. “A garanzia del brand storico – annuncia la Pernigotti – l’azienda continuerà nella distribuzione e nella commercializzazione dei prodotti alimentari, mentre procederà all’individuazione di partner eccellenti a cui affidare la produzione dei propri articoli, avendo cura di salvaguardare la qualità e l’attenzione alle materie prime che da sempre caratterizzano l’offerta del brand Pernigotti”.

A Novi, già toccata nei mesi scorsi dalla crisi Ilva, è partita la mobilitazione. I lavoratori hanno annunciato che presidieranno, giorno e notte, lo stabilimento novese. “Ho informato il prefetto e tutti i parlamentari del territorio – dice il sindaco – perché la questione deve diventare di rilievo generale ed essere trattata a tutti i livelli istituzionali con la massima attenzione”. I sindacati chiederanno al Mise un tavolo “per proporre una cigs per situazione industriale complessa, per provare a salvare il destino dello stabilimento e dei lavoratori”.

La crisi Pernigotti è per il neo presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, “il risultato del circolo vizioso della delocalizzazione”.