Ricercatore si uccide, indagine per istigazione al suicidio

Università La Sapienza di Roma, particole dell'entrata. Suicidio
Ricercatore si uccide, indagine per istigazione al suicidio.

ROMA. – “Istigazione al suicidio”. E’ il reato ipotizzato nel fascicolo aperto dalla Procura di Frosinone in relazione alla morte di Luigi Vecchione, l’ingegnere ricercatore di 43 anni che si è tolta la vita ad Alatri utilizzando una pistola da lui stesso assemblata. Una morte che i familiari collegano alle sue vicende lavorative e in particolare alle difficoltà psicologiche nate nel 2016 quando fu bocciato ad un concorso alla Sapienza di Roma per un posto da tecnico amministrativo di laboratorio.

I pm ciociari hanno disposto l’autopsia e al momento indagano contro ignoti. I magistrati hanno, comunque, proceduto al sequestro di tutto il materiale che Vecchione aveva assemblato nell’esposto che aveva deciso di depositare all’Anac. Una denuncia correlata anche da una serie di file audio e documentazione. L’Autorità nazionale anticorruzione, sempre del 2016, aveva deciso di trasmettere l’incartamento ai pm delle Procure di Roma e Viterbo ritenendo sussistere profili di natura penale.

“Questa vicenda lo aveva segnato profondamente – spiega il suo legale, Angelo Testa – Si era rivolto all’Anac con un esposto a cui aveva allegato dei file audio ricostruendo le varie fasi del concorso. Era nostra intenzione, proprio in questi giorni, presentare una istanza a piazzale Clodio per capire se era stato aperta una inchiesta e a che punto fosse”.

In base a quanto accertato dagli inquirenti, Vecchione dopo la bocciatura al concorso aveva sviluppato una sorta di ossessione per quanto accaduto. Era convinto che a farlo fuori da quella selezione erano stati i “baroni” e che quel concorso era di fatto pilotato, con un posto già assegnato in partenza.

L’interessamento dell’Anac partì a seguito di una mail che il 9 giugno 2016, quando già da sei anni lavorava in ambito universitario, Vecchione inviò all’Autorità per segnalare che qualcosa non andava, che quello che vedeva attorno a sé era una sorta di “muro invalicabile” dietro il quale, sosteneva, c’erano ripetute irregolarità. Anche la sua decisione di partecipare al concorso per tecnico amministrativo alla Sapienza si scontrava, a suo dire, con una situazione in cui l’esito era già scritto.

Anac decise di ascoltarlo il 4 ottobre 2016 e di esaminare tutta la documentazione fornita, relativa anche a progetti finanziati con fondi pubblici ed europei, che non sarebbero mai stati realizzati. Poche ore prima di togliersi la vita, Vecchione, accompagnato dal suo legale, aveva avuto un incontro con gli agenti della squadra mobile di Frosinone. “Una iniziativa – spiega il legale – legata al fatto che voleva raccontare la sua vicenda agli inquirenti, spiegare il suo disagio”.

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