Arriva risposta all’Ue. Salvini: “O va bene o tiriamo dritti”

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio (s), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Interno Matteo Salvini a Palazzo Chigi durante conferenza stampa al termine della riunione del Cdm sulla manovra fiscale. Ue
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio (s), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Interno Matteo Salvini a Palazzo Chigi durante conferenza stampa al termine della riunione del Cdm sulla manovra fiscale. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Il governo professa fermezza e assicura che i saldi della manovra non cambieranno, ma a quattro ore dalla scadenza per la risposta alla commissione europea c’è bisogno di un vertice a Palazzo Chigi e di un Consiglio dei ministri prima di poter inviare il nuovo Draftery badget plan a Bruxelles.

Un lavoro difficile, come testimonia la scelta di utilizzare tutto il tempo a disposizione: “Delibereremo in Consiglio dei ministri la risposta da inviare all’Ue e confidiamo di inviarla nei termini”, cerca di rassicurare il premier Giuseppe Conte a metà pomeriggio di rientro dalla conferenza di Palermo sulla Libia.

A complicare l’operazione a cui sono chiamati gli alleati giallo-verdi, obbligati a tenere insieme la difesa della propria impostazione e la necessità di dialogo, sono arrivate le critiche compatte delle principali istituzioni italiane e alle quali si è aggiunto proprio oggi il Fondo monetario internazionale: vista da Washington, l’Italia appare “vulnerabile”, con il debito ‘monstre’ come primo nemico da abbattere se si vuole evitare, osservano i supertecnici internazionali, di far scivolare il Paese in recessione.

Oggetto delle vere preoccupazioni dell’Ue, che proprio su questo potrebbe aprire la procedura d’infrazione, il debito è anche la variabile attorno alla quale negli ultimi giorni si è messo a lavoro il ministro dell’Economia.

Archiviata infatti l’ipotesi di rivedere la crescita, su cui il Tesoro ha dovuto registrare il muro dei due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, l’obiettivo si è indirizzato verso misure che potessero aiutare a rassicurare gli interlocutori esteri della capacità italiana di far scendere la curva del nostro debito più velocemente di quanto immaginato dall’Esecutivo.

E così si sarebbe quindi scelto di mettere l’accento sulle privatizzazioni. Il capitolo già previsto nella prima versione del Dbp, secondo quanto viene riferito da fonti ministeriali, dovrebbe dunque essere rivisto nel nuovo testo che sarà prima all’esame del Cdm e poi spedito a Bruxelles insieme alla lettera.

Il governo sarebbe pronto a giocare anche un’altra carta, quella delle condizioni eccezionali dovute al maltempo che si è abbattuto sulla penisola questo autunno e che si aggiungono al crollo del ponte Morandi e all’emergenza Genova già evidenziati davanti ai commissari europei.

Ma per dimostrare la propria buona volontà, Roma potrebbe inoltre decidere di mettere nero su bianco la disponibilità a considerare già in manovra tagli automatici di spesa qualora le stime di crescita e l’andamento dell’economia non fossero confermati nelle previsioni: una sorta di nuova clausola salva-deficit che nelle speranze del governo dovrebbe convincere Bruxelles, insieme al rinvio alla primavera delle due misure chiave (reddito-pensioni), che l’indebitamento netto fissato al 2,4% l’anno prossimo sia davvero un tetto massimo.

Un confronto quello con l’Europa che oggi sembra un po’ più a portata di mano grazie anche alle parole della cancelliera tedesca Angela Merkel che negli ultimi tempi non si era invece esposta: “L’Italia è un Paese fondatore dell’Ue e ha deciso con gli altri le regole. E’ importante – ha sottolineato – giungere a una soluzione ed è importante che lo si faccia nel dialogo con la Commissione europea. Lo ha detto anche il premier Conte”.

Ufficialmente la linea degli alleati giallo-verdi resta però confermata: quando a sera Salvini arriva, a piedi e in maniche di camicia, a Palazzo Chigi per la prima riunione politica ribadisce come la “manovra garantisca più posti di lavoro, più diritto alla pensione e meno tasse per tanti italiani”. E dunque, aggiunge, “se all’Europa va bene siamo contenti, sennò tiriamo dritto”.

(di Chiara Scalise/ANSA)

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