Dall’alimentare alle banche le privatizzazioni top

Palazzo sede dell'Eni. Privatizzazioni
Palazzo sede dell'Eni.

ROMA. – In una storia di privatizzazioni che ormai è lunga alcuni lustri le procedure di collocamento sul mercato di aziende pubbliche ha seguito i più diversi percorsi: dalla vendita diretta delle aziende alle opv di quote di minoranza o maggioranza. Il processo ha interessato tutti i settori, dalle banche, con le cessioni di Comit e Bnl, all’energia scendendo poco sotto il 30% (insieme alla controllata Cdp) di Enel ed Eni, collocate in più tranche che hanno contribuito al passaggio dei boat people alla Borsa, passando per le assicurazioni con la dismissione dell’Ina, oggetto di un’opa da parte di Generali.

Il processo di cessioni ha via via coinvolto, negli anni, il controllo anche di molti ‘pezzi’ dell’ex pianeta delle partecipazioni statali, quali quello della ristorazione e distribuzione (con la vendita di Sme, Gs, Autogrill, Cirio Bertolli de Rica, Italgel e Pavesi), della siderurgia-alluminio (Ilva laminati Piani, Acciai speciali Terni, Dalmine, Allumix), dalla chimica delle Fibre (Montefibre, Enichem Augusta, Alcantara) della Meccanica (Nuovo Pignone, Italimpianti, Elsag, Alfa Romeo, Esaote).

Ma anche delle telecomunicazioni con la cessione di Telecom Italia, per la quale si tentò la creazione di una public company con un nocciolo duro di azionisti privati, nella fattispecie ne risultò un nocciolino frantumato dall’opa di Colaninno e Gnutti sul gruppo elettrico, passato successivamente in venti anni attraverso continui e disparati passaggi del controllo. Interessati alle prime privatizzazioni anche i settori dell’editoria e della pubblicità (Seat Pagine Gialle, Il Giorno).

Il processo di smantellamento della galassia delle partecipazioni statali ha riguardato indirettamente anche il mondo del credito, con il passaggio del controllo di molte banche alle Fondazioni bancarie ancora in parte tra i principali azionisti degli istituti di credito e tra i protagonisti del processo di aggregazione del mondo creditizio.

Quest’ultimo meccanismo ha visto sia gli istituti a controllo diretto del Tesoro, come la Bnl od il Mediocredito Centrale, sia quelli sotto l’allora cappello dell’Iri-Fintecna (è il caso della Comit) o quelle facenti capo ad enti quali l’Efim (il San Paolo Torino), veder sfilare la mano pubblica per essere sostituiti da investitori privati. Cedute negli ultimi anni quote rilevanti di Poste ed Enav restano ancora saldamente sotto il controllo statale aziende quali le Fs, la Rai nonché gli ‘ultimi’ pezzi dell’Iri come la Fintecna.

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