Mattarella: “Ue decida dove andare, non è solo affari”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la Sig.ra Laura,con le Loro Maestà, il Re Carlo XVI Gustavo e la Regina Silvia,sono all’Università di Lund.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la Sig.ra Laura,con le Loro Maestà, il Re Carlo XVI Gustavo e la Regina Silvia,sono all’Università di Lund. (Foto Francesco Ammendola - Ufficio Stampa e Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

LUND (SVEZIA). – L’Unione europea non sia solo “un comitato d’affari” o un club burocratico che controlla merci e conti, altrimenti esaurirà il suo slancio ideale aprendo le porte a un passato che ci ha regalato “lezioni di mostruosità” irrepetibili. Sergio Mattarella parla all’università di Lund, un gioiellino dell’istruzione svedese vicino Malmo, guardando i tanti studenti raccolti nell’ateneo per ascoltare il presidente italiano.

Li guarda e pensa alla “generazione Erasmus”, probabilmente l’ultima speranza di rianimare il soffio vitale del puro europeismo. Siete voi, spiega il capo dello Stato in un articolato discorso, che dovete al più presto farvi sentire, prendere le redini del carro europeo, mai come oggi bloccato dall’onda sovranista e narcotizzato da una classe dirigente che non riesce a uscire da regole e norme che sono evidentemente superate.

Servite voi, serve “un’Europa – argomenta Mattarella – dove la “Generazione Erasmus” e la stessa “Generazione dell’Euro” possano assumere sempre più la guida dei propri destini e rafforzare il senso profondo del disegno europeo per chi verrà dopo di loro”.

Questa di Lund è l’ultima tappa della visita di Stato in Svezia e il presidente ha colto anche qui, nel motore della democrazia progressista scandinava, segnali di torpore. Un ripiegamento sociale – anche qui dettato dall’onda migratoria e dai temi della sicurezza – che sta mettendo profondamente in crisi la Svezia del welfare e della solidarietà, lasciando i cittadini sospesi su un crinale: da un lato resiste il loro patrimonio di diritti sociali; dall’altro si arrampica la paura e la sfiducia.

Una “lontananza”, la chiama Mattarella. Un po’ l’emblema dei sentimenti che dilagano in tutta Europa, dal nord al sud. Per questo il presidente della Repubblica apre il suo intervento con un cupo avvertimento: “Bisogna essere coscienti che, nella storia, i passi indietro sono possibili. Significa che è necessario non dimenticare mai le lezioni delle mostruosità di un certo passato”.

Lezioni che devono dare soprattutto ai giovani l’energia per un colpo di reni che, al di là dei confini geografici, permetta di “sviluppare insieme gli anticorpi necessari” a dire no a un passato che stenta a morire. Parole preoccupate che portano al cuore politico del ragionamento: le prossime fondamentali elezioni europee del maggio 2019.

Non sarà un “redde rationem” per l’intera classe politica europea, ma a sei mesi dall’appuntamento stanno assumendo il valore di un referendum. Tra chi questa Unione la vuole portare fuori dalle secche dei numeri e nutrirla di valori e chi invece mira a sterilizzarne la vigoria politica.

Facile capire con chi stia Sergio Mattarella che rompe gli indugi e invita ad aprire sin da oggi un serio dibattito politico: “Oggi è dirimente un chiarimento sulla direzione di marcia che i popoli europei intendono percorrere”, chiede il presidente ricordando ancora una volta che l’Unione non è e non deve essere “una semplice unione doganale, una sorta di comitato d’affari”.

(Dell’inviato Fabrizio Finzi/ANSA)

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