Pressing ortodossi su Di Maio, sfida per le Europee

Il deputati del M5s Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico durante la manifestazione di protesta del M5S davanti Montecitorio contro la fiducia posta dal Governo alla Camera sulla legge elettorale Rosatellum.
Il deputati del M5s Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico durante la manifestazione di protesta del M5S davanti Montecitorio contro la fiducia posta dal Governo alla Camera sulla legge elettorale Rosatellum, 11 ottobre 2017. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Il leader, il mediatore, il “frontman”. Dietro il mare in tempesta interno al M5S ci sono loro tre, Luigi Di Maio, Roberto Fico e Alessandro Di Battista, espressione delle diverse anime di un Movimento che risente, nei parlamentari e nei militanti, il “prezzo” dell’alleanza con la Lega.

Sullo sfondo comincia stagliarsi la partita delle Europee. Entro la fine di febbraio dovrebbe partire la campagna del Movimento e Di Maio ha già annunciato l’intenzione di costruire una piattaforma europea con alleati sparsi per l’Ue. Resta però irrisolto il problema dell’impostazione elettorale di una tornata particolarmente temuta dai 5 Stelle.

Nell’immediato è soprattutto al Senato che si concentrano i problemi dei vertici del Movimento. A Palazzo Madama il dissenso non ha solo il volto di Gregorio De Falco e di Paola Nugnes ma serpeggia ormai in quasi dieci esponenti, convinti che la linea dei pentastellati non debba sottostare ai diktat leghisti e consapevoli del loro ruolo strategico negli equilibri della maggioranza al Senato.

Non è un caso che sulla loro espulsione sia scesa una coltre di silenzio mentre da Napoli Fico profetizza: “non succederà nulla…”. E proprio il presidente della Camera, in queste ore, avrebbe contributo alla mediazione tra dissidenti e vertici, forte della fiducia che, in lui, ripone l’ala ortodossa del Movimento. Fiducia che i dissidenti sembrano invece perdere progressivamente per Di Maio.

Il vicepremier, infatti, corre ai ripari calcando la mano sulle battaglie “tradizionali” dell’universo pentastellato. Attacca Matteo Salvini sugli inceneritori – argomento sul quale nel M5S girano in queste ore alcune dichiarazioni, datate marzo 2017, contro gli inceneritori di Terni – e incassa lo stop al condono sul dl fisco anche per placare prevedibili sortite interne sul terreno minato del Senato.

Ma i sommovimenti nel M5S, al di là delle conseguenze parlamentari, si concentrano sul cuore della linea de pentastellata in vista di una tornata delle Europee in cui è forte la pressione su Di Maio per una campagna che segni la distanza dalla Lega. Campagna che vedrà anche Di Battista protagonista sebbene l’ex parlamentare abbia già annunciato la sua intenzione a non candidarsi.

La presenza del “frontman” del M5S si farà comunque sentire e, non a caso, aumentano le sue frecciate alla Lega in questi giorni. Resta da vedere se il suo rientro a Natale rafforzerà o meno la leadership di Di Maio. Di certo, il “jolly Dibba” è ben presente nei ragionamenti dei vertici: perché se il governo dovesse cadere ben prima della fine della legislatura l’unico leader spendibile, per il Movimento, non può che essere Di Battista.

(di Michele Esposito/ANSA)

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