Juncker: “Con Conte nessun incontro”. Premier: “Lo chiamerò”

Il premier Giuseppe Conte e Jean Claude Juncker. Manovra
Il premier Giuseppe Conte e Jean Claude Juncker. (ANSA)

ROMA. – Il rapporto tra Roma e Bruxelles, ma anche tra Roma e le altri capitali, si gioca ancora sul filo del rasoio. La tensione sembra testimoniata dall’assenza nell’agenda di Jean Claude Juncker di alcun appuntamento con Giuseppe Conte, nonostante la volontà espressa dal premier italiano di un incontro con il presidente della Commissione per chiedere di non avviare la ormai attesa procedura d’infrazione contro l’Italia.

Conte ha assicurato che un colloquio ci sarà, almeno per telefono, all’inizio della prossima settimana, ma al di là delle conversazioni tra i due, che siano faccia a faccia o meno, i motivi di attrito tra l’Italia e l’Europa restano tutti sul piatto e sembrano anche destinati a durare.

Nervosismo che si registra anche in ambito parlamentare dove sono state lette con attenzione alcune indiscrezioni giornalistiche che anticipavano il giudizio del presidente Mattarella sulla legge di Bilancio lasciando capire che non era per nulla scontato che, al termine dell’esame parlamentare, l’avrebbe firmata. Interpellati in proposito, ambienti del Quirinale hanno precisato che “le previsioni giornalistiche che riguardano le decisioni del presidente sulla manovra sono arbitrarie”.

Ad attaccare è stata ancora una volta l’Austria, paese alla guida del semestre europeo. Considerando che l’Italia non ha fatto alcun passo avanti in direzione di un compromesso, Hartwig Loeger, ministro delle Finanze di Vienna, ha chiesto “una chiara reazione da parte della Commissione”. In qualche modo arrivata, ma non da Bruxelles.

Stando alle anticipazioni dello Spiegel, Francia e Germania avrebbero infatti raggiunto un accordo sul bilancio europeo che prevedrebbe una ferrea disciplina nel rispetto delle regole Ue. In pratica, Merkel e Macron avrebbero concordato sul fatto che chi non si adeguerà alle regole, a partire da quelle sul bilancio, non potrà usufruire dei fondi dell’Eurobudget.

Una proposta shock che dovrebbe approdare sul tavolo dell’Eurogruppo straordinario di lunedì e in base alla quale lo Spiegel fa già espressamente riferimento a Paesi come l’Italia che, non attenendosi a quanto previsto sul debito, non avrebbero alcuna chance di accedere ai fondi.

Pierre Moscovici si è mostrato decisamente più morbido, confermando che la porta del dialogo resta aperta, ma l’ennesimo monito è arrivato anche dal presidente della Bce, Mario Draghi, pronto a ribadire ancora una volta che “i Paesi ad alto debito non devono aumentarlo ulteriormente”, e che “tutti i Paesi devono rispettare le regole dell’Unione”. Il rialzo dello spread tra Btp e Bund, ha aggiunto, non è che una conseguenza dei comportamenti italiani.

Mentre si avvicina intanto la scadenza del 21 novembre, giorno in cui l’Europa esprimerà un primo giudizio, l’Italia ha preparato la sua linea difensiva. Per convincere Bruxelles della ‘correttezza’ della manovra e delle scelte fatte, ha messo a punto e inviato alla Commissione il Rapporto sui fattori rilevanti che influenzano l’andamento del debito pubblico.

Il Ministero dell’Economia si dice certo della sostenibilità dei conti italiani e della posizione finanziaria del Paese, giudicata “forte” anche grazie al consistente risparmio privato delle famiglie. Ribadisce che una politica restrittiva sarebbe deleteria per l’economia, già in fase di rallentamento, conferma la necessità di modificare radicalmente il calcolo dell’output gap e sottolinea che il reddito di cittadinanza, una delle misure più costose della manovra, non fa che rispondere alle sollecitazioni contenute nelle Raccomandazioni europee sul miglioramento dell’occupazione e dell’inclusione sociale.

(di Mila Onder/ANSA)

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