Ortodossi del M5S tornano alla carica alla Camera sul decreto sicurezza

Un graffiti apparso nei giorni scorsi con Di Maio e Salvini opposti. Imprese
Un graffiti apparso nei giorni scorsi con Di Maio e Salvini opposti. (ANSA)

ROMA. – Anche alla Camera monta l’onda della protesta degli “ortodossi” 5 Stelle contro il decreto sicurezza anche se il destino del provvedimento non pare essere in dubbio. Dopo palazzo Madama anche Montecitorio dovrebbe dare il suo via libera al provvedimento voluto fortemente dal leader della Lega che ora chiede di fare “in fretta”, sostenuto anche da Luigi Di Maio: il testo arriverà in Aula il 23 novembre e il governo potrebbe decidere di mettere la fiducia, come già al Senato.

Una fronda dei pentastellati contrari al provvedimento si è però fatta sentire anche a Montecitorio con una lettera inviata al capogruppo Francesco D’Uva per lamentare scarsa “collegialità” nell’esame del provvedimento che “non trova, in molte sue parti, presenza nel contratto di Governo ed è, in parte, in contraddizione col programma elettorale del M5s”.

Obiettivo della lettera di protesta, che riporta 19 firme pure se due di queste – sembra- sarebbero state aggiunte per errore, è quello di testimoniare la contrarietà ad alcune parti del provvedimento anche se, precisano i firmatari, “non è nostra intenzione complicare i già delicati equilibri di governo”.

“La lotta all’immigrazione clandestina e alla mafia non possono più aspettare” mette in chiaro infatti Matteo Salvini che avverte: “il decreto deve essere approvato, e in fretta”. Il vicepremier M5s assicura lealtà anche a nome dei deputati che protestano.

“Il dl è alla sua seconda lettura. Il Parlamento è sovrano ma come governo auspichiamo che sia approvato in’ultima lettura alla Camera. Andare oltre significherebbe far sì che decada” mette in guardia il leader M5s che rassicura l’alleato: “le persone che hanno firmato quella richiesta lo hanno fatto spiegando che riconoscono l’importanza del dl per il governo. Credo che vogliono fare un’azione di testimonianza, ma mi aspetto lealtà al governo”.

Intanto, però, gli emendamenti annunciati dai riottosi M5s resteranno agli atti: domani scadono i termini e a meno che non vengano ritirati nella notte dovrebbero essere almeno 8 le richieste di correzione del M5s che si aggiungono ai 100 emendamenti presentati dal deputato radicale di +Europa Riccardo Magi e ad un altro centinaio targato Pd.

Il presidente M5s della Commissione e relatore del provvedimento, l’ortodosso Giuseppe Brescia, ricorda i ritocchi migliorativi avvenuti al Senato e annuncia: “siamo convinti che anche la parte sugli Sprar potrebbe essere perfezionata, ma allo stato non c’è ragione per bocciarla nel suo complesso”.

Anche se, dice ricordando il suo ruolo, “ho il dovere di valutare tutte le proposte emendative che arriveranno, anche dal M5s”. Minimizza il capogruppo D’Uva: “Nessun notizia, è prassi consolidata confrontarsi sui temi e sui lavori parlamentari. Considerato il mio ruolo, non è la prima né sarà l’ultima richiesta che mi può arrivare dal gruppo parlamentare.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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