Ultimatum Salvini: “O si approva il decreto sicurezza o salta tutto”

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini a margine dell'incontro alla Prefettura di Napoli, dove ha presieduto il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, Napoli.
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini a margine dell'incontro alla Prefettura di Napoli, dove ha presieduto il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, Napoli. ANSA/CESARE ABBATE

ROMA. – “O si approva il decreto sicurezza entro il 3 dicembre o salta tutto”. Matteo Salvini lancia il suo ultimatum riaccendendo le polveri nei rapporti con il Movimento Cinque Stelle. Il leader leghista alza la voce sul terreno a lui più caro, quello del dl sicurezza, all’esame alla Camera, ribadendo in modo esplicito quanto queste norme gli stiano a cuore più di ogni altro.

Luigi Di Maio, dal canto suo, cerca di rassicurarlo, promettendo che sul decreto il movimento sarà “leale”. Anche il premier Giuseppe Conte, in serata, calma gli animi, chiarendo che l’ipotesi di porre la fiducia “al momento non è all’ordine del giorno”. “La metteremo solo se necessario”, aggiunge facendo visita allo sgombero degli immobili dei Casamonica. Anche il sottosegretario all’Autonomia, Stefano Buffagni, mostra ottimismo: “Il decreto va approvato, non vedo nulla di ostativo. Non credo che la maggioranza sia a rischio”.

Detto questo, sul dossier sicurezza, all’interno del gruppo pentastellato si registra ancora qualche mal di pancia. Ieri 19 deputati ‘dissidenti’ – che oggi il MoVimento si affretta a precisare che dissidenti non sono – avevano inviato al capogruppo Francesco D’Uva una lettera in cui esprimevano dubbi sul testo. Una iniziativa che ha ovviamente messo in allarme la Lega.

Anche oggi il relatore e Presidente della Commissione Affari costituzionali, il pentastellato Giuseppe Brescia, rincara la dose, osservando che “rimangono forti perplessità su diversi punti del testo, come il ridimensionamento dello Sprar e la mancata tutela a chi potrebbe subire trattamenti disumani e degradanti”.

Di Maio, come ricordato, getta però acqua sul fuoco: “Come capo politico – sottolinea a Radio Anch’io – devo assicurare la lealtà del Movimento a questo Governo. Il decreto si deve approvare. E’ una questione di correttezza. Non ci si può rimangiare la parola”. Più tardi, sempre per far scemare la tensione con la Lega, riferisce che molti tra i firmatari della lettera, si stanno sfilando “per non mettere in difficoltà il governo”.

Intanto, in Commissione Affari costituzionali, sono seicento gli emendamenti presentati al testo, cinque sono firmati da deputati pentastellati. Nessuno di loro è stato sottoscritto dai ‘ribelli’, quindi la situazione in Commissione, dal punto di vista della maggioranza, appare sotto controllo.

In Transatlantico si vocifera che queste proposte di modifica targate M5s rimangono in piedi solo in attesa che passi la riforma della prescrizione, così come concordata dai leader della maggioranza. Una volta sancito l’accordo sulla giustizia, è la previsione più accreditata, i 5s ritireranno i loro emendamenti sulla sicurezza in modo che il dl venga approvato senza difficoltà, come richiesto a gran voce da Matteo Salvini. Un passaggio, questo, tutt’altro che scontato vista la battuta d’arresto con il governo sotto su un voto segreto al ddl anticorruzione (caro ai 5 Stelle).

(di Marcello Campo/ANSA)