Tv: torna Marte su National Geo, tra fiction e scienza

La locandina di Mars, della National Geographic. Marte
La locandina di Mars, della National Geographic.

(di Chiara Bruschi) (ANSA) – LOS ANGELES, 21 NOV – Dopo aver raccontato il viaggio e l’arrivo sul pianeta rosso nella prima stagione, su National Geographic (Sky, 403), torna l’appuntamento con Marte, ogni giovedì alle 20.55, dal 22 novembre con sei nuovi episodi. Prodotta da Ron Howard e Brian Grazer, la serie tv unisce rappresentazione cinematografica e realtà scientifica.

In queste nuove puntate viene immaginata la vita su Marte, basandosi su quello che sta accadendo ora sul Pianeta Terra, in un eterno conflitto tra scienza e profitto, tra esplorazione e interessi economici. Siamo nel 2042 e Olympus Town, la colonia fondata dalla International Mars Science Foundation, è ormai un sistema completamente sviluppato.

L’agenzia spaziale sponsorizzata dal Governo non può però continuare a finanziarlo e decide di aprire la missione a investitori privati come la Lukrum Industries. Una decisione che comporta l’inizio di inevitabili tensioni tra gli scienziati e i nuovi arrivati.

La serie si fonda su narrazioni parallele: quella della fiction che descrive il futuro possibile su Marte, e quella del documentario, che mostra le vere conseguenze delle azioni umane sul pianeta Terra, dallo scioglimento dei ghiacciai, all’innalzamento del livello dei mari e le epidemie. Un modello narrativo efficace, grazie al quale la realtà funge da monito per le decisioni future e la finzione, di riflesso, permette di vedere la realtà con occhi diversi.

Non è un caso quindi che nel nuovo team di lavoro sia stata assoldata anche Anthonya Juhasz, giornalista investigativa. In un episodio il documentario racconta la battaglia dell’attivista di Greenpeace Vladimir Chuprov che denuncia lo scandalo antrace nella penisola di Yamal (Siberia), causato dalle estrazioni incontrollate di gas naturale e petrolio: “Sono regioni dove regna la biodiversità – ha spiegato la giornalista – aree ricchissime di sostanze fondamentali per la nostra specie come il fitoplancton, che produce il 50% dell’ossigeno che ci serve per vivere”.

Distruggerle per mero profitto, ha lasciato intendere, significa distruggere noi stessi. In questo conflitto c’è una soluzione, il dialogo, come spiegato da Stephen Petranek, autore di How we’ll live on Mars, libro che contiene tutti i dettagli sul pianeta rosso: “La conquista dello spazio è in mano alle aziende. Elon Musk sarà il primo, credo nel 2026. Le agenzie spaziali arriveranno più tardi e per questo la tensione tra scienziati e privati è molto realistica. Si risolverà solo se gli interlocutori capiranno che hanno bisogno l’uno dell’altro. Come quando la Russia e gli Stati Uniti hanno trovato un accordo per non distruggersi a vicenda”.

“In una comunità così piccola, il conflitto deve essere risolto – ha aggiunto Gunnar Cauthery, che interpreta Mike Glenn – perché non puoi evitarti l’un l’altro. Sulla Terra i nostri problemi sono dati dal tentativo di escluderci a vicenda e questo su Marte non può ancora capitare.”

Il suo personaggio prende ordini da una donna, Hana Seunginterpretata da Jihae, e di donne al potere in Marte ce ne sono parecchie, a partire dalla protagonista: “Credo che l’equilibrio sia importante – ha spiegato Jihae – Ci sarebbe meno violenza e anche meno guerre”. All’inizio di questa avventura l’attrice sudcoreana si è resa conto di essere una mosca bianca a Hollywood: “Ho notato che nei film le donne asiatiche sono sempre prostitute o dragon lady. Eppure nella società americana hanno raggiunto il successo in molti ambiti. L’ascesa di Lucy Liu ha rappresentato un punto di svolta e ora le cose stanno lentamente cambiando”.

(di Chiara Bruschi/ANSA)