Kenya, quattordici arresti per la volontaria italiana rapita

Silvia Costanza Romano, 23 anni, in una immagine tratta dal suo profilo Facebook
Silvia Costanza Romano, 23 anni, in una immagine tratta dal suo profilo Facebook

IL CAIRO. – E’ caccia all’uomo, in Kenya, sulle tracce dei rapitori della volontaria milanese Silvia Costanza Romano: ci sono stati anche alcuni fermi e un pista calda porta ad un affittacamere in fuga. Ma l’incubo é che quelle tracce – o possibili passaggi di mano fra criminali e terroristi – portino nella Somalia dei fondamentalisti islamici al-Shabaab, per ora silenti ma con cui sarebbe oltremodo difficile trattare.

“Si susseguono indicazioni che portano a conclusioni diverse”, spiegano all’ANSA fonti che seguono da vicino la situazione. “Sempre più però si fa strada l’ipotesi che sia stata un’azione mirata”. L’impegno delle autorità keniane nella caccia ai sequestratori è stato assicurato da Gideon Saburi, il vicegovernatore di Kilifi, la contea della savana keniota dove la 23enne operatrice che accudiva orfani e bimbi disagiati è stata rapita martedì sera verso le 19 da un gruppo di uomini armati.

Il rapimento è avvenuto nel villaggio di Chakama, a un’ottantina di km dalla località balneare di Malindi, davanti alla foresteria della Africa Milele, la onlus di Fano per cui si impegnava Romano: secondo la ricostruzione fornita dalla polizia, i sequestratori hanno anche sparato con kalashnikov a caso ferendo due bambini di 10 e 12 anni (il più piccolo a un occhio), un ragazzino di 16, un ventenne e una giovane di 23 anni.

Il più diffuso giornale keniano ha annunciato 14 fermi compiuti in una maxi-operazione nella zona di Chakama e di Galana-Kulalu, ma l’assenza di dettagli ufficiali da parte delle autorità lascia presumere che si tratti solo di potenziali fiancheggiatori. La polizia è sotto pressione perché si tratta del primo rapimento di uno straniero in Kenya in sei anni, dopo una serie di sequestri perpetrata nel biennio 2011/12. Oltre ai rapitori, ad essere ricercato è in particolare un uomo (in fuga da giorni) che ha affittato un appartamento a due sospetti dileguatisi in coincidenza con il sequestro.

La famiglia della giovane ha chiesto il silenzio stampa auspicando solo “silenzio e pace, speranza e forza”: la sorella maggiore Giulia ha fatto sapere che “non condivideremo nessuna informazione finché Silvia non sarà a casa. Non siamo una famiglia cui piace stare in tv o sui giornali”.

La pista che porta nel buco nero somalo nelle cui desertiche campagne sono annidati gli al-Shabaab, oltre che dai media locali, è evocata da un testimone oculare che ha definito “somali” i rapitori. In assenza di rivendicazioni, la polizia sottolinea di non avere indizi concreti sul movente del rapimento ma – accanto a quelle sull’immediata ricerca di denaro da parte dei sequestratori – ci sono anche testimonianze che individuano in Romano l’obbiettivo dell’assalto. Anche il fatto che siano state allertate le contee “su fino ai confini”, come ha detto il vicegovernatore, lascia temere che la via di fuga dei rapitori siano i sentieri verso la Somalia.

(di Rodolfo Calò/ANSA)

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