Mare di Azov, l’ultima sfida tra Russia e Ucraina

Una nave russa in lontananza in Crimea. Scontro
Ucraina: Russia ha sparato su nostre navi in Crimea". (Ukrainian Navy Press Service via AP)

MOSCA. – Al centro del nuovo braccio di ferro tra Russia e Ucraina c’è un piccolo fazzoletto di mare che per Kiev è di vitale importanza: il Mare di Azov, chiuso tra la Crimea, la costa del Donbass in guerra e la Russia meridionale. Per accedere al Mare d’Azov c’è una sola via per le navi: lo Stretto di Kerch, su cui Mosca ha messo le mani con l’annessione della Crimea nel 2014. Lo stretto separa infatti la Crimea dalla penisola russa di Taman.

Il controllo del Cremlino su quelle acque è diventato virtualmente totale con la costruzione del Ponte di Kerch, inaugurato quest’anno. La dimostrazione si è avuta domenica, durante lo scontro tra le forze navali russe e ucraine sullo stretto. Ai russi è bastato piazzare una nave cisterna sotto il ponte per impedire l’accesso al Mare d’Azov non solo ai tre piccoli vascelli militari ucraini poi catturati con il loro equipaggio, ma in pratica a qualsiasi battello.

La navigazione è stata riaperta lunedì mattina. Ma sono mesi che i russi rafforzano la propria presenza militare nella zona e rallentano i commerci fermando e ispezionando gran parte delle navi in viaggio da o verso i porti ucraini sul Mare d’Azov. Le tensioni sono iniziate a marzo, dopo che le guardie di frontiera ucraine hanno sequestrato un peschereccio crimeano.

Da allora le autorità di Kiev denunciano un “blocco economico” per i loro principali porti su quelle acque: Berdyansk e Mariupol. Non si tratta di un danno da poco considerando che il Donbass è il cuore pulsante dell’industria siderurgica e mineraria ucraina. Kiev teme inoltre da tempo che i separatisti del Donbass, sostenuti militarmente dal Cremlino, lancino un’offensiva proprio sulla costa ucraina sud-orientale unendo le zone sotto il loro controllo, la Russia da cui ricevono le armi e la Crimea occupata.

Domenica Mosca ha accusato le tre imbarcazioni ucraine, poi prese di mira dalle motovedette russe, di aver violato le sue acque territoriali attraversando lo Stretto di Kerch. La Russia – al contrario della stragrande maggioranza della comunità internazionale – considera propria la Crimea e quindi anche la relativa fetta di mare territoriale.

Secondo il Cremlino, gli ucraini sarebbero passati da acque che appartenevano alla Russia anche prima dell’annessione della penisola. Ma al di là di questo, un accordo del 2003 sancisce la libera navigazione di russi e ucraini sia sullo Stretto di Kerch sia sul Mare di Azov. Mosca giustifica quindi la sua azione militare denunciando che le navi militari di Kiev non hanno inviato la richiesta necessaria per l’attraversamento dello stretto e sono passate da una zona momentaneamente chiusa per motivi tecnici.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)