Dazi e stabilità finanziaria, l’allarme di Fmi e Fed

Due militari cinesi osservano una nave container entrare in porto. Cina
Due militari cinesi osservano una nave container entrare in porto.

WASHINGTON. – Donald Trump che torna a minacciare i dazi sulle auto straniere e contro la Cina, il Fondo monetario internazionale che parla di “momento critico” per l’economia globale e la Federal Reserve che lancia l’allarme per la stabilita’ finanziaria. Alla vigilia del G20 di Buenos Aires il clima si fa teso e le nubi che si vanno addensando all’orizzonte lasciano intravedere alcuni rischi che dopo la grande crisi sembravano scongiurati.

Il rallentamento della crescita è sotto gli occhi di tutti e la direttrice dell’Fmi, Christine Lagarde, non nasconde i pericoli a cui si andrà incontro se le economie avanzate non si muoveranno “rapidamente ed insieme” sul fronte delle necessarie riforme, da quelle sul mercato del lavoro a quelle del mercato dei beni e dei servizi. Una spinta che potrebbe regalare un aumento del Pil complessivo dei Paesi del G20 del 4%. Scossa senza la quale tornerebbe ad aleggiare lo spettro della recessione.

Preoccupazioni condivise dalla banca centrale statunitense, che per la prima volta dopo anni parla esplicitamente di “gravi minacce” e di nuovi pericoli per la stabilità finanziaria che potrebbero provocare un tonfo dei mercati. Troppi i fattori di rischio, dalle tensioni commerciali a quelle geopolitiche, dall’incertezza generata dai negoziati sulla Brexit o da quelli tra l’Italia e l’Unione europea. E poi l’eccessivo indebitamento di molte aziende a Wall Street e l’accumularsi di asset sopravvalutati.

Trump, che del boom economico e della Borsa ha fatto un suo fiore all’occhiello, è il primo a gettare acqua sul fuoco sugli allarmismi. Ma è anche il primo a destabilizzare quel quadro consolidatosi dopo la crisi finanziaria ed economica degli anni passati. Arriva in Argentina, dove vedrà Xi Jinping, promettendo il pugno di ferro contro Pechino: è pronto l’innalzamento dei dazi al 25% su tutti i prodotti ‘made in China’ importati negli Usa, anche se fonti dell’amministrazione Usa spiegano come l’obiettivo a Buenos Aires sia quello di una tregua nella guerra commerciale tra Usa e Cina, dando più tempo ai due Paesi per tentare il riavvio dei negoziati.

Ma nelle ultime ore Trump ha nuovamente minacciato di imporre dazi anche sulle auto prodotte all’estero, dall’Europa alla Cina, furibondo per lo schiaffo datogli da General Motors: 15 mila lavoratori mandati a casa con la chiusura di ben 7 stabilimenti negli Usa. Ad essere colpita da un’eventuale stretta Usa sull’import di auto rimarrebbe di sicuro la Germania.

Ma gli esperti del Fondo monetario internazionale sottolineano come i dazi Usa sul settore automobilistico peserebbero sulla crescita globale per almeno lo 0,75%. Per questo Lagarde chiede un’inversione di rotta, perche’ “le barriere commerciali sono controproducenti per tutti”. E il G20, afferma, “e’ un’occasione unica per migliorare il sistema di scambi globale”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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