I grandi della Terra a Baires, spettro dei dazi sul G20

Il presidente dell'Argentina, Mauricio Macri, inaugura il G20 a Buenos Aires
I grandi della Terra si danno appuntamento a Buenos Aires, in Argentina.

WASHINGTON. – Lo spettro dei dazi aleggia sul primo G20 in cui si torna a parlare di possibile crisi, con la prospettiva di un rallentamento dell’economia globale che per qualcuno nasconde persino i rischi di una nuova recessione. Fatto sta che i grandi della Terra si ritrovano in una Buenos Aires blindata avendo sul tavolo un quadro decisamente meno roseo di qualche tempo fa. E, come accaduto nei summit degli ultimi due anni, dovranno fare i conti con quello che ormai viene considerato il ‘fattore Trump’.

Il presidente americano già prima di partire ha provato a sparigliare le carte, sfidando la Cina sul possibile ma non facile accordo commerciale, spaventando l’Europa con la minaccia di una stretta sulle importazioni di auto, cancellando dalla sua agenda l’incontro più atteso, quello con Vladimir Putin: ufficialmente per le tensioni tra Russia e Ucraina, ma per qualcuno anche per l’imbarazzo degli ultimi sviluppi del Russiagate.

Il tycoon lascia invece aperta la porta a un possibile faccia a faccia con il principe ereditario saudita Mohamed bin Salman, che finora ha sempre difeso, nonostante per la Cia potrebbe essere proprio lui il mandante all’assassinio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.

E’ comunque l’economia il tema centrale dei lavori. Trovare la ricetta per evitare una brusca frenata della crescita è l’obiettivo principale di un summit che è facile prevedere diventerà teatro dell’ennesimo braccio di ferro tra i leader ‘globalisti’ alla Macron o alla Merkel da una parte e il presidente americano dall’altra, con il tycoon che non sembra voler arretrare di un millimetro dalle sue istanze protezioniste e nazionaliste.

Gli occhi sono puntati soprattutto sul faccia a faccia di sabato tra Trump e Xi Jinping. L’obiettivo dichiarato da Washington e Pechino è quello di un accordo, o meglio di una tregua per tentare di rilanciare i negoziati commerciali e scongiurare un’escalation della guerra dei dazi. Ma la presenza all’incontro del ‘superfalco’ della Casa Bianca Peter Navarro, il suggeritore della linea dura contro Pechino, non fa ben sperare, tanto che persino Wall Street ha reagito male alla notizia.

Del resto che il segretario al Tesoro Steve Mnuchin e quello al Commercio Wilbur Ross siano stati messi ai margini non è una novità, come oramai hanno potuto constatare le autorità cinesi che erroneamente avevano considerato i due gli interlocutori principali. Lo stesso tycoon, salendo a bordo dell’Air Force One che lo ha portato in Argentina, ha continuato a seminare incertezza sull’esito dei colloqui: “Gli Stati Uniti sono molto vicini ad un accordo con la Cina, ma non so se voglio farlo”, ha detto, sottolinando come “miliardi di dollari stanno piovendo nelle casse degli Stati Uniti” grazie ai dazi imposti a Pechino. “E siamo solo all’inizio”, ha aggiunto minaccioso.

E pazienza se da tutte le principali istituzioni finanziarie internazionali, a partire dal Fondo monetario, è arrivato un chiaro avvertimento: se non si inverte la rotta e si va avanti con le tensioni commerciali si corrono gravi rischi per una crescita globale già in frenata. Ma c’è un altro tema che rischia di surriscaldare gli animi al tavolo del G20: quello dell’emergenza clima, dove lo scettico Trump avrà per la prima volta al suo fianco un alleato di non poco conto, il Brasile del neo presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Anche se quest’ultimo non sarà presente a Buenos Aires perché non ancora insediato. Infine la nuova crisi tra Russia e Ucraina, quella che ha fatto saltare il bilaterale Trump-Putin e che rischia di far soffiare nuovamente venti di guerra in Europa.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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