Scommessa Trump e Xi, novanta giorni per uno storico accordo

Donald Trump e Xi Jinping durante la cena nel G20 a Buenos Aires.
Donald Trump e Xi Jinping durante la cena nel G20 a Buenos Aires. (Ansa)

WASHINGTON. – C’è chi la chiama tregua, chi parla di cessate il fuoco dopo le tensioni degli ultimi mesi, e chi evoca un patto di ferro tra due leader che vogliono passare alla storia per aver aperto una nuova era di relazioni tra Stati Uniti e Cina. Di sicuro quella di Donald Trump e Xi Jinping, che per ora hanno fermato l’escalation sui dazi, e’ una scommessa. Una sfida che in caso di vittoria potrebbe rilanciare prepotentemente sulla scena globale il cosiddetto G2, un asse tra superpotenze pronto a dettare legge sul commercio mondiale e non solo.

Da questo punto di vista la cena argentina tra il presidente americano e quello cinese e’ stata un successo, considerando che i due erano arrivati al G20 di Buenos Aires su cui si addensavano le nubi per i timori di una nuova guerra fredda. Invece gli “ottimi rapporti personali” vantati sia da Trump che da Xi hanno per ora evitato il peggio, scongiurato una escalation dalle conseguenze potenzialmente devastanti su di una economia mondiale di nuovo col freno a mano tirato.

Questo nonostante attorno al tavolo allestito al Park Hyatt Hotel di Baires fossero seduti da entrambe le parti anche i superfalchi, come il consigliere al commercio della Casa Bianca Peter Navarro. Ma alla fine le ‘colombe’ come il segretario al tesoro Usa Steve Mnuchin e il consigliere economico alla Casa Bianca Larry Kudlow, sembrano aver prevalso.

L’obiettivo fissato dai due leader è ambiziosissimo: 90 giorni per trovare uno storico accordo che non solo porti alla rimozione dei dazi, ma che risolva una volta per tutte le annose dispute tra Washington e Pechino. Quindi il furto delle tecnologie delle aziende Usa in Cina, la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, l’imposizione di barriere non tariffarie allo scambio di beni e servizi, la piaga dei cyber attacchi. Senza dimenticare la questione dei cambi.

Qualcuno parla di tempi strettissimi e di troppa carne al fuoco. Per favorire l’avvio immediato dei negoziato Trump ha comunque accettato di congelare l’aumento dei dazi dal 10% al 25% previsto dal primo gennaio su 200 miliardi di dollari di prodotti ‘made in China’. In cambio Xi si è impegnato a dare subito il via libera ad un’ondata di acquisti di prodotti ‘made in Usa’ (nei settori agricolo, industriale e dell’energia) per riequilibrare il deficit commerciale tra i due Paesi.

Inoltre si è impegnato a sbloccare l’acquisizione di Nxp Semiconductors da parte del colosso Usa delle tlc Qalcomm, un’operazione da 44 miliardi di dollari a cui finora Pechino ha negato il via libera. Se la road map sarà rispettata e il primo marzo 2019 ci sarà l’intesa, tutti i dazi in vigore potrebbero essere rimossi. In caso contrario scatterà inevitabilmente la stretta Usa sui beni cinesi per il momento accantonata.

Ora però si attende la reazione dei mercati, agitati negli ultimi giorni dal timore di una guerra commerciale. Ma se il patto Trump-Xi è probabilmente destinato a calmare per un po’ il nervosismo degli investitori, sono ben chiare a tutti le difficoltà di trattative che partono tutte in salita e irte di ostacoli, con le posizioni tra Washington e Pechino che restano più che distanti su quasi tutti i punti in agenda. E chissà se per sciogliere i nodi basterà ancora una volta il feeling tra i due leader, già smaniosi di rivedersi appena ce ne sarà l’occasione.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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