Strada stretta per Conte, tra il “partito del Pil” e M5S e Lega

Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio (s), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini alla Camera. Governo. Manovra. Decretone
Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio (s), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini alla Camera. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Tempi stretti in un sentiero via via sempre più in salita nel quale, agli aut-aut dell’Ue, da oggi si aggiunge la protesta del “partito del Pil”: è al premier Giuseppe Conte che M5S e Lega affidano, in queste ore, la difficile trattativa sulla manovra. E toccherà al capo del governo trovare il bandolo della matassa per evitare l’infrazione Ue senza smontare le due misure chiave di Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Di certo, dalle parti di Palazzo Chigi, non è passato inosservato il messaggio mandato da Confindustria come “cappello” alla manifestazione Si-Tav: con questa manovra a rischio sanzioni Ue, la fiducia degli imprenditori per il governo giallo-verde è ai minimi. Ed è un messaggio, quello che arriva dal mondo produttivo del Nord, che rischia di creare più di un problema a entrambi gli alleati di governo.

A Di Maio ricorda come, per il M5S, sia di giorno in giorno più complicato prolungare la propria resistenza su Tav e, più in generale, Grandi Opere. A Salvini rammenta come la fiducia della media e piccola imprenditoria italiana per la Lega non sia incondizionata. Non è un caso che, fino a sera, dal M5S non arrivi alcun commento alla manifestazione di Torino e alle parole di Vincenzo Boccia. E lo stesso Conte, a margine della conferenza stampa sulla disabilità, non ci si sofferma.

E’ il premier, tuttavia, che nell’ambito della trattativa con l’Ue dovrà intestarsi la risposta alle imprese. Una risposta che, nella sua strategia, punta a sottolineare come la manovra giallo-verde sia a favore di investimenti e sviluppo più di quanto sia stato raccontato finora. Con un obiettivo, in chiave Ue: evitare l’infrazione senza smontare reddito di cittadinanza e quota 100 ma arrivando al massimo a un rinvio del primo e ad una riduzione della platea (non decisa per legge, ma volontaria) della seconda.

In settimana, poi, toccherà al già annunciato decreto semplificazione dare ulteriore prova di come il governo M5S-Lega non sia nemico delle imprese. Di Maio, nel corso della giornata, ha lavorato al provvedimento sul quale un punto potrebbe essere fatto già nel Cdm previsto per mercoledì. Lavoro, sviluppo economico e salute saranno i tre fulcri della semplificazione normativa del dl che l’esecutivo sta ultimando.

“Questo governo di necessità sta cercando di non sacrificare gli imprenditori e dando un po’ di sollievo a chi è più in difficoltà”, è il messaggio del sottosegretario Giancarlo Giorgetti, forse l’uomo più vicino, politicamente, al “partito del Pil” che ha alzato la voce oggi a Torino. Vertici ufficiali, al momento, non sono previsti. Non è escluso che premier e vice si vedano domani ma, in queste ore, è soprattutto con Bruxelles che Conte sta sviluppando la sua interlocuzione.

“I contatti sono continui”, sottolineano dal governo. Al momento, tuttavia, un nuovo faccia a faccia con il presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker non è previsto. Ci sarà, a meno di colpi di scena, a margine del Consiglio Ue del 13-14 dicembre. E sarà quello, forse, il momento della verità.

(di Michele Esposito/ANSA)

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