Dubbi sulla tregua dazi tra Usa e Cina, tonfo Wall Street

Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa.
Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa. ()Immagine d'archivio)

WASHINGTON. – Tonfo di Wall Street per i crescenti dubbi sulla tregua dei dazi Usa-Cina annunciata al G20 e le nuove minacce da parte di Donald Trump di usare le tariffe contro Pechino se non si arriverà ad un accordo. A circa un’ora dalla chiusura il Dow Jones, cede il 2,52%, perdendo 650 punti, il Nasdaq il 2,75%, lasciando sul terreno oltre 200 punti. Un’onda negativa cominciata nelle borse asiatiche (Tokyo ha chiuso in calo del 2,4%) e continuata in quelle europee (Milano -1,37%), ma che ha raggiunto il culmine a New York.

L’euforia dei mercati per il disgelo commerciale fra Washington e Pechino è durata solo un giorno. Oggi sono prevalsi gli interrogativi e lo scetticismo, insieme alle preoccupazioni più generali su un rallentamento dell’economia mondiale. E’ stato lo stesso presidente americano a segnalare una certa cautela, dopo aver celebrato quello che aveva presentato come un grande successo.

Il tycoon ha twittato che il suo team sta lavorando per vedere se “un vero accordo” è raggiungibile. Un accordo che “il presidente Xi ed io vogliamo” e che “probabilmente” si farà. Ma Trump ha minacciato che altrimenti userà i dazi, coniando un soprannome anche per se stesso: ‘Tariff man’.

L’inquilino della Casa Bianca ha precisato che i 90 giorni di tregua per mettere a punto un’intesa sono scattati dal giorno della “meravigliosa e molto cordiale cena” con Xi, “salvo proroghe”, lasciando quindi aperta l’ipotesi di una estensione dei tempi per i negoziati. Molti economisti sono infatti scettici che bastino tre mesi per superare tutti gli scogli che separano Usa e Cina, soprattutto nel campo dei sussidi pubblici per le industrie strategiche cinesi, i trasferimenti forzati di tecnologia e il furto della proprietà intellettuale. I dubbi riguardano anche una tregua priva di dettagli, di scadenze per i presunti impegni presi da Pechino, di conferme da parte cinese.

I consiglieri economici della Casa Bianca non hanno aggiunto dettagli a quanto dichiarato da Donald Trump, dall’ altro la Cina non ha confermato né la rimozione dei dazi sulle auto importate dagli Stati Uniti né l’impegno ad acquistare subito prodotti agricoli, energetici e industriali americani. Il ministro del tesoro Usa Steve Mnuchin ha assicurato che Pechino si è impegnata ad acquistare 1200 miliardi di dollari di export americano nei prossimi anni e che, “se questo è vero”, sarà sufficiente per chiudere il pesante deficit commerciale con la Cina. Il primo banco di prova, da verificare nelle prossime settimane, ha aggiunto, sarà l’aumento degli acquisti di prodotti agricoli, per la gioia degli elettori rurali del tycoon.

A raffreddare l’entusiasmo dei mercati anche il fatto che a guidare i negoziati è stato scelto un falco, il rappresentante per il commercio Bob Lighthizer. Non mancano le incognite dell’incontro alla Casa Bianca fra Trump e i rappresentanti delle tre maggiori case automobilistiche tedesche (Bmw, Volkswagen e Daimler), sullo sfondo delle minacce Usa di imporre dazi del 25% sulle vetture di importazione europea.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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