Ruppe sigilli baita no Tav, reato Grillo prescritto

Un frame dell'intervento di Beppe Grillo dinanzi ai manifestanti No Tav
Un frame dell'intervento di Beppe Grillo dinanzi ai manifestanti No Tav, Torino, 7 ottobre 2013. ANSA/ WEB/ WWW.YOUTUBE.COM

TORINO. – Per capire cosa aveva fatto “l’imputato Giuseppe Grillo” non servì un’inchiesta giudiziaria in grande stile: l’attore comico genovese entrò nella baita circondato da fotografi, telecamere e No Tav, poi vi si trattenne per un po’ e ne uscì, in un crescendo di applausi e di battute, con le mani incrociate e tese verso l’alto, come se fosse stato ammanettato.

Era il 5 dicembre 2010 quando Grillo salì in Valle di Susa per visitare la casetta-simbolo del movimento contrario al supertreno Torino-Lione, in un’area oggi inglobata nel perimetro del cantiere Tav. Fu una “violazione di sigilli”, secondo i giudici, perché quella costruzione era abusiva e sotto sequestro. Dopo otto anni la Corte d’appello, senza nemmeno fissare un’udienza, ha sancito che il reato è prescritto: ne sono passati più di sette e mezzo. Fine del processo.

In primo grado, nel 2014, Beppe Grillo era stato condannato a quattro mesi di reclusione senza condizionale e 100 euro di multa. Il suo era stato un gesto di solidarietà ai No Tav (“siete degli eroi”, aveva mormorato nel vedere gli attivisti al lavoro tra la neve) ma la procura di Torino ebbe gioco facile nel dimostrare il mancato rispetto del codice penale. Del resto lo stesso Grillo aveva reso noto di essere stato avvertito durante il viaggio: “Il capitano dei carabinieri mi ha detto ‘senta, lì c’è una roba che se lei la oltrepassa è un fuorilegge'”. Tutto documentato da un video su Youtube che, in aula, fu proiettato per due volte.

Nel provvedimento la Corte d’appello ha voluto sottolineare che prescrizione non vuol dire assoluzione. “Non sussistono – si legge – i presupposti per una pronuncia assolutoria dovendosi, sul punto, richiamare le argomentazioni svolte nella sentenza di primo grado”. Il “non doversi procedere” da parte dei giudici riguarda altre nove persone tra cui il leader storico dei No Tav, il valsusino Alberto Perino, 72 anni, anche lui condannato a quattro mesi. Stralciata invece la posizione di un esponente del centro sociale Askatasuna, Giorgio Rossetto, perché recidivo.

Sul fronte politico a commentare il caso giudiziario c’è Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia: “Adesso Beppe Grillo entrerà forse nella lista dei ‘furbetti della prescrizione’ che sfuggono alla giustizia? Per noi lui resta un cittadino che ha goduto dell’applicazione di un diritto tutelato dalla Costituzione. Ma resta la prova provata di come il giustizialismo grillino, così carico di paradossi, finisca per rivelarsi un boomerang”.

(di Mauro Barletta/ANSA)

Lascia un commento