L’Europa vara il piano anti fake news e accusa la Russia

Nella foto i Commissari europei anti fake news: Andrus Ansip, Vera Jourova, Julian King e Mariya Gabriel.
"Mosca spende 1 miliardo l'anno per diffondere disinformazione" EPA/STEPHANIE LECOCQ

BRUXELLES. – Alla guerra come alla guerra, soprattutto quando ci sono in ballo le elezioni europee. La Commissione Ue ha lanciato il nuovo Piano d’azione contro le fake news, di fronte alla macchina della disinformazione messa in piedi dalla Russia indicata come la responsabile numero uno delle bufale diffuse a tappeto, principalmente online ma anche sui media tradizionali, con l’obiettivo di interferire nel voto in Europa.

Un esercito di ‘troll’, un budget annuale di 1,1 miliardi di euro per diffondere disinformazione, con 4.564 casi di fake news identificati dalla task force Ue – soprattutto su migranti, terrorismo, Ue, Ucraina e Siria – sono le cifre messe in luce da Bruxelles a meno di sei mesi dalle europee.

“Abbiamo visto tentativi di interferire in elezioni e referendum, con prove che indicano la Russia come fonte primaria di queste campagne”, ha denunciato il vicepresidente della Commissione Ue al digitale, l’estone Andrus Ansip, invitando gli Stati membri ad “essere uniti e mettere insieme le nostre forze per proteggere le nostre democrazie contro la disinformazione”.

“La Russia investe un enorme budget, 1,1 miliardi l’anno, a sostegno della disinformazione”, e la sola “fabbrica dei troll di San Pietroburgo impiega mille persone a tempo pieno”. Dati che si intersecano con quelli ricordati dal commissario alla Sicurezza Julian King: Facebook ha ammesso che i profili falsi costituiscono il 3-4% del totale, ossia 60-90 milioni di account.

E l’80% di quelli Twitter che hanno diffuso disinformazione nella campagna elettorale Usa 2016 che ha portato all’elezione di Donald Trump sono ancora attivi oggi e postano “oltre un milione di tweet al giorno”.

Il piano Ue triplica quasi le risorse a disposizione per le task force contro la disinformazione sotto la guida del Servizio di azione esterna di Federica Mogherini, dagli 1,9 milioni del 2018 a 5 milioni di euro per il 2019. A questa, però, lavorano 14 persone, di cui solo 4 occupate a tempo pieno nel ‘debunking’. Con le nuove risorse arriverà da gennaio qualche effettivo in più. Cifre in ogni caso sproporzionate rispetto a quelle russe.

“La filosofia”, ha sottolineato la commissaria alla Giustizia Vera Jourova, “è quella di uno sforzo collettivo, ci si aspetta che ogni Paese dia il suo contributo”. E’ per questo che uno degli elementi chiave del Piano è la costituzione di una rete formata dai 28 e dalle istituzioni Ue, il Sistema di allerta rapido, per la condivisione in tempo reale di informazioni sulle campagne di disinformazione.

Scatterà poi uno stretto monitoraggio di social e piattaforme online quali Facebook, Twitter, Google e Mozilla per verificare che attuino gli impegni presi con Bruxelles sull’eliminazione dei profili falsi, identificazione dei bots e collaborazione con fact-checkers e ricercatori, oltre alla trasparenza sui messaggi elettorali e su chi li finanzia. A gennaio arriverà il primo rapporto Ue, e ce ne sarà uno al mese sino a maggio: se saranno negativi, Bruxelles procederà con una legislazione vera e propria. Partiranno anche programmi di educazione ai media.

(di Lucia Sali/ANSA)

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