Nuove tensioni M5S e Lega, voci rimpasto a inizio 2019

Rottura: I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. M5s e Lega. Roma
I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini

ROMA. – E dopo condono, anticorruzione e dl sicurezza, arrivò l’ecotassa. E’ sul settore auto che riemerge, dopo giorni di calma apparente, la tensione carsica tra M5S e Lega. Componenti di “un’alleanza politicamente scorretta”, come la chiama Matteo Salvini che, di settimana in settimana, si vede costretta ad affrontare nuove scosse telluriche.

Al momento è la trattativa con l’Ue a “dominare” la scena ma, dall’altra parte, Luigi Di Maio e Salvini non rinunciano – e non possono permetterselo – ai loro provvedimenti bandiera. Per misurarsi, poi, in un post-manovra dal chiaro sfondo elettorale in vista del quale si rincorrono, in questi giorni, le voci di un mini-rimpasto. Di certo, a 6 mesi dalla firma del contratto di governo quel contratto stesso non appare più intoccabile. Salvini parla dell’opportunità di “ritararlo, magari nel 2019 o nel 2020”.

Di Maio, per la prima volta, non chiude all’ipotesi, interpretandola, in chiave pentastellata, come un passo verso l’innovazione e pungendo, senza citare la Lega, “i partiti che sono in politica da 30 anni e si sentono disorientati”. Difficile che, nel breve periodo, il contratto possa essere davvero rivisto anche perché la trattativa sarebbe ad altissimo rischio fallimento.

Tuttavia, non solo nella manovra ma anche ai suoi lati, M5S e Lega guardano già alle Europee. E in vista di quella tornata si alimentano le voci di un possibile rimpasto. I nomi in bilico, secondo i rumors che già da settimane circolano nelle stanze del potere, sono innanzitutto quelli del Movimento: dal titolare del Mit Danilo Toninelli alla ministra Giulia Grillo, sulla quale tuttavia negli ultimi tempi le voci sembrano esser state accantonate.

Ci sono poi i due “tecnici”, il titolare del Mef Giovanni Tria e il ministro per i Rapporti con l’Ue Paolo Savona, che ciclicamente sono descritti come a un passo dall’addio. Nulla dovrebbe accadere nel breve periodo ma nel caso Tria, nel 2019, lasciasse, la Lega non tarderebbe a puntare nuovamente su Savona al Tesoro. Mentre su un eventuale successore di Toninelli al Mit, nonostante la concorrenza del suo vice Edoardo Rixi, difficilmente il M5S cederebbe.

Sullo sfondo del rimpasto, infatti, c’è anche un tentativo, da parte di entrambi, di redistribuzione del potere. Con le Europee come linea temporale, entro o dopo la quale M5S e Lega sono chiamati a scegliere la tempistica di un cambio nella squadra di governo. Con il rischio, per Di Maio, che dopo l’Europee Salvini presenti “il conto” di un possibile exploit leghista.

Il rimpasto, allo stesso tempo, allontanerebbe almeno momentaneamente una crisi di governo. Crisi che né Salvini né Di Maio vogliono vedendosi costretti, con il passare dei giorni, a fare tuttavia i conti con i malumori interni ai partiti.

Racconta chi ha assistito alla scena, il leader della Lega si è intrattenuto per alcuni minuti con un gruppo, piuttosto nervoso, di “suoi” deputati, richiamandoli alla calma e alla pazienza. La notizia, sebbene sia stata smentita dalla Lega, dà un mini-seguito al nervosismo già emerso tra i leghisti sul ddl anticorruzione. Un nervosismo che, al di là dei temi, fa perno innanzitutto su un diverso approccio di metodo e di visione nell’alleanza M5S e Lega. “Un’alleanza innaturale e agli sgoccioli”, secondo Silvio Berlusconi che, ancora una volta, fa appello al suo alleato alle Regionali per il ribaltone.

(di Michele Esposito/ANSA)

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