Industria: torna il segno più ma è rischio stagnazione

Una catena di montaggio in uno stabilimento automobilistico.
Una catena di montaggio in uno stabilimento automobilistico.

ROMA. – Tornano segnali d’espansione dalla produzione industriale, che dopo tre trimestri consecutivi in negativo quest’anno, a ottobre rivede il segno più. Ma i dati suggeriscono prudenza, e gli economisti vedono una fine d’anno stretta fra una stagnazione e un’espansione molto bassa che non preannunciano un 2019 roseo. La produzione industriale – ha comunicato l’Istat – è salita dello 0,1% a ottobre rispetto al mese precedente (+1% su base annua), trainata dai beni di consumo (+1,3% su mese) ma appesantita dall’energia (-3%) e dai beni intermedi (-0,3%).

Meglio, dunque, dopo il -0,1% di settembre, e soprattutto dopo tre trimestre di fila col segno meno, -0,3% tra gennaio e marzo, poi -0,2% e -0,1%. Il dato, inoltre, ha stupito, in positivo, gli economisti, che avevano previsto, nella media di un sondaggio Bloomberg, un calo dello 0,3% a ottobre.

Nella media dei primi dieci mesi dell’anno la produzione cresce dell’1,7% rispetto all’anno precedente, mentre l’incremento tendenziale di ottobre è il secondo consecutivo dopo le flessioni di luglio e agosto. Un segnale di fine anno incoraggiante per il governo. Perché se, al contrario, la crescita negativa del Pil del terzo trimestre (-0,1%) si dovesse trascinare anche al quarto, l’Italia sarebbe l’unica fra le principali economie mondiali a tornare in recessione conclamata.

Con l’aggravante che l’effetto di trascinamento sul 2019 metterebbe una pietra tombale sulle previsione di crescita alla base della manovra (1,5%), già ritenuta molto difficile (per alcuni fuori portata) da Fmi, Banca d’Italia, Commissione Ue, Ocse e dalle agenzie di rating: inevitabile che verrebbe completamente scompaginato lo scenario di bilancio.

Tuttavia gli economisti invitano a prendere i dati di ottobre con prudenza, vista la congiuntura appesantita dai segnali di ‘guerra’ sul fronte dei dazi, dalle incertezze sulla politica di bilancio italiana e da una generale frenata delle principali economie che non può non coinvolgere l’Italia. Lorena Federico, di Unicredit, si aspetta che la produzione industriale italiana “rimanga debole nei prossimi mesi a causa di un significativo rallentamento della domanda”: probabile un Pil in stagnazione nel quarto trimestre, “ma i rischi rimangono orientati al ribasso”.

Per Goffredo Mameli, di Intesa Sanpaolo, “nel trimestre corrente è possibile un ritorno a una crescita moderata sia per la produzione industriale che per il Pil. Tuttavia, le indagini non segnalano una significativa accelerazione per il futuro. I rischi di un rallentamento del Pil l’anno prossimo sono consistenti”.

E anche l’Unione nazionale consumatori fa notare come la produzione resti ancora lontana dal periodo pre-crisi: se si confrontano i dati Istat di oggi con quelli dell’ottobre 2007, la produzione industriale è ancora inferiore del 19,3%, “ossia si è perso quasi un quinto della produzione”.

 

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