Metà mondo su Internet. Wef: “Serve più responsabilità”

In mondi di internet su una mano.
Rapporto del World Economic Forum indica 6 linee di azione

ROMA.- Metà della popolazione mondiale è su internet ed entro il 2022 il 60% del Pil globale dovrebbe essere digitalizzato, con una minima distinzione tra economia ed economia digitale, o tra società e società digitale. Ma il cammino è tutt’altro che in discesa e il processo va governato con “un’azione urgente”.

E’ lo scenario che emerge dal rapporto ‘Our Shared Digital Future’ del World Economic Forum, in cui si punta il dito su “un mondo digitale che sta affrontando una crisi” per il rallentamento della crescita dell’accesso a Internet e l’erosione della fiducia. Per invertire trend serve un’iniezione di responsabilità capace di “garantire un futuro digitale vantaggioso per l’economia e la società”.

Oggi “meno della metà di coloro che sono già ‘connessi’ confida che la tecnologia li farà vivere meglio”, avverte il Wef che individua sei aree di intervento a partire dagli investimenti “per colmare il divario digitale”, fino al nodo cruciale della protezione dei dati. “Entro il 2020 ci saranno oltre 20 miliardi di dispositivi connessi nel mondo – osserva Il Wef – eppure non c’è consenso sul fatto che i dati siano un tipo di nuova valuta per imprese commerciali o un bene pubblico comune che richiede regole e protezioni più severe”.

E se “solo il 45% della popolazione mondiale pensa che la tecnologia migliorerà le loro vite, le aziende devono sviluppare nuovi modelli e pratiche aziendali responsabili”, mentre la politica deve sviluppare una “governance nuova e partecipativa” per fronteggiare le sfide della ‘Quarta Rivoluzione Industriale’.

Altro punto clou, la cybersecurity, poiché “gli attacchi informatici comportano perdite fino a 400 miliardi di dollari l’anno per l’economia globale”, accanto a “buone soluzioni di identità digitale” perché entro il 2020 l’utente medio di Internet avrà più di 200 account online e nel 2022 si prevede che 150 milioni di persone abbiano identità digitali basate su blockchain. “Tuttavia – osserva il Wef – un miliardo di persone attualmente non ha un’identità formale restando così escluso”.

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