Migranti: cibo avariato e letti con pulci, arresti

Migranti: cibo avariato e letti con pulci.
Migranti: cibo avariato e letti con pulci.

CATANIA. – Cibo scarso e scadente, con vermi e insetti nel riso, a volte avariato. Ragazze che si lamentano che “il pollo puzza”, una minorenne incinta a cui in ospedale diagnosticano una intossicazione alimentare. Letti infestati da pulci, vestiari inadeguati, riscaldamenti spenti durante l’inverno rigido e un’estorsione a un migrante in cambio di un posto di lavoro. E’ quanto emerso dalle inchieste delle Procure di Catania e Gela che hanno portato all’arresto di 12 persone, due in carcere e 10 ai domiciliari.

Indagati presidenti e soci di cooperative che gestiscono l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati, con un giro d’affari di oltre 20 milioni di euro, e due funzionari dell’Inps, uno a Catania e l’altro a Sondrio. Sequestrate società e cooperative per un valore di tre milioni di euro. A fare emergere le irregolarità le indagini del commissariato della polizia di Gela e dei carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della Procura etnea.

Svelato un sistema che coinvolgeva società che risparmiavano sulle spese di gestione allo scopo, scrive la Procura di Catania, di “accumulare, massimizzandoli, i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre lucrose attività imprenditoriali”. Le irregolarità non venivano certificate o non venivano comminate le sanzioni grazie alla collaborazione dei due dipendenti dell’Inps, Natale Di Franca a Catania, e Paolo Duca a Sondrio, che, in cambio, avrebbero ottenuto il primo maggiori entrate per familiari che lavoravano per le coop e il secondo l’assunzione della moglie.

Contestata anche un’estorsione commessa ai danni di un migrante minorenne: 400 euro in cambio di un contratto di lavoro con una cooperativa che gli avrebbe garantito il rilascio del permesso di soggiorno. L’organizzazione, secondo l’accusa, era promossa da Pietro Marino Biondi e Gemma Iapichello, che avrebbero creato un vero e proprio ‘sistema’, realizzando, accusa la Procura, “una commistione tra controllore e controllato, circostanze dalle quali il sistema anche corruttivo traeva considerevoli vantaggi”.

Matrimoni combinati fra migranti tunisini e ragazze residenti in Italia sono stati, poi, scoperti dalla Guardia di Finanza di Mazara del Vallo che, nell’ambito dell’operazione “Paraninfo”, ha denunciato undici persone per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Fra loro ci sono 5 donne, di cui quattro italiane e una tunisina, e 6 uomini, tutti tunisini e 4 dei quali in passato arrestati.

Militari delle Fiamme gialle, coordinati dalla Procura di Marsala, hanno accertato che i migranti hanno contratto il matrimonio per potere avere il permesso di soggiorno. In cambio hanno pagato circa 5.000 euro e assicurato la propria disponibilità a tenere e rivendere sigarette importate di contrabbando dal loro Paese d’origine. Alcuni di loro sono stati ‘scafisti’ di gommoni utilizzati per viaggi della speranza.

Le italiane che hanno contratto i finti matrimoni alla presenza di testimoni nei Municipi di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Ribera hanno ricevuto mille euro. Le donne venivano reclutate da una coppia di Campobello di Mazara, formata da un residente di origini tunisine e dalla moglie siciliana.

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