Papa Francesco: “Accogliere i migranti è una responsabilità morale”

Papa Francesco tra migranti.
Papa Francesco tra migranti. (ANSA/AP Photo/Fabio Frustaci)

CITTA’ DEL VATICANO. – Accogliere i migranti e i rifugiati, proteggerli, promuoverli, integrarli, è una “responsabilità morale”, che fa capo direttamente alla Dichiarazione Universale sui Diritti dell’Uomo, ci cui sono stati appena celebrati i 70 anni. E’ proprio ricordando l’anniversario della solenne Dichiarazione delle Nazioni Unite, che papa Francesco, nell’udienza a 10 nuovi ambasciatori presso la Santa Sede – di Grenada, Gambia, Bahamas, Svizzera, Capo Verde, Islanda, Turkmenistan, Malta, Qatar ed Estonia – ha toccato ancora una volta con toni decisi il tema migrazioni.

Tale “fondamentale documento”, ha sottolineato Francesco, “continua a guidare gli sforzi della diplomazia internazionale per garantire la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo integrale di ogni individuo e di tutti i popoli. I due obiettivi sono infatti inseparabili”. E “nelle sue primissime parole”, la Dichiarazione stabilisce che “il riconoscimento della dignità inerente e a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”, ha rievocato.

“In questi tempi di profondi cambiamenti sociali e politici – ha proseguito -, non può venir meno l’impegno verso questo principio da parte dei governi e dei popoli. È essenziale che il rispetto per la dignità umana e per i diritti umani ispiri e diriga ogni sforzo nell’affrontare le gravi situazioni di guerra e conflitti armati, di opprimente povertà, discriminazione e disuguaglianza che affliggono il nostro mondo e che negli ultimi anni hanno contribuito alla presente crisi delle migrazioni di massa”.

“Nessuna efficace soluzione umanitaria a quel pressante problema – ha quindi aggiunto – può ignorare la nostra responsabilità morale, con la dovuta attenzione al bene comune, per accogliere, proteggere, promuovere e integrare coloro che bussano alle nostre porte in cerca di un futuro sicuro per loro stessi e per i loro figli”. La Chiesa, da parte sua, ha aggiunto Bergoglio, “è impegnata a lavorare con ogni interlocutore responsabile in un dialogo costruttivo teso a proporre concrete soluzioni a questo e altri urgenti problemi umanitari, con l’obiettivo di preservare vite umane e dignità, alleviando sofferenze e incrementando un autentico e integrale sviluppo”.

Il Papa ha evocato anche i 100 anni dell'”inutile strage” della Prima Guerra Mondiale per auspicare che “le lezioni apprese dalle due gradi guerre del ventesimo secolo” continuino “a convincere i popoli del mondo e i loro leader dell’inutilità dei conflitti armati e della necessità di risolvere le controversie attraverso paziente dialogo e trattativa”. Intanto è stato annunciato oggi ufficialmente un nuovo viaggio – il quarto – che papa Francesco compirà nel 2019, dopo quelli già programmati a Panama (23-28 gennaio), negli Emirati Arabi Uniti (3-5 febbraio) e in Marocco (30-31 marzo).

Dal 5 al 7 maggio, infatti, sarà in visita in Bulgaria, a Sofia e Rakovski, e nell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, a Skopje. Per la prima tappa del nuovo viaggio di Bergoglio nei Balcani il tema è “Pacem in Terris”, in ricordo dell’enciclica di Giovanni XXIII che proprio in Bulgaria fu primo visitatore e delegato apostolico. La tappa macedone – il cui motto è “Non temere, piccolo gregge!” (Lc 12,32) – sarà invece, nella città natale Skopje, molto all’insegna del ricordo di Madre Teresa di Calcutta, il cui sari bianco-azzurro già campeggia nel logo.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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