Renzi e Firenze da Pitti al cardellino di Raffaello

Sul Nove la serie di documentari su Firenze dell'ex premier Matteo Renzi.
Sul Nove la serie di documentari su Firenze dell'ex premier Matteo Renzi.

ROMA. – “Palazzo Pitti, Firenze, Italia”, completo scuro e camicia bianca, rigorosamente senza cravatta, la parlantina sciolta di sempre e l’occhio abituato a cercare la telecamera, Matteo Renzi comincia da qui davanti al magnificente palazzo che i Medici dopo i Pitti portarono all’attuale splendore, il suo lungo excursus televisivo per le strade, le piazze, i capolavori d’arte della città in cui è nato e dalla quale è partita – prima da giovanissimo presidente della provincia, poi da ambizioso sindaco – la carriera istituzionale che l’ha portato all’avventura di Palazzo Chigi.

Il titolo già lo sottolinea, questa di Renzi, in onda in prima serata sul Nove, è una “Firenze secondo me”, più che un documentario una serie di otto puntate scritte insieme con Sergio Rubino e prodotte dalla Arcobaleno Tre di Lucio Presta. E proprio nel ruolo che fu di primo cittadino, il senatore Pd che tanti sostengono sia al lavoro per costruire un nuovo soggetto politico, sembra trovare la cifra per un racconto nel quale si ritrovano tutte le passioni, le battaglie, le convinzioni del politico e dell’uomo. Che prende per mano lo spettatore come ha fatto tante volte con i suoi ospiti istituzionali e li porta in quelli che per lui sono i luoghi del cuore, ma anche i luoghi simbolo del potere e dell’identità cittadina, da Palazzo Vecchio alle Gallerie degli Uffizi e il Corridoio Vasariano, dalla Torre di Arnolfo alla Loggia dei Lanzi.

E’ il Renzi ex sindaco che si accalora nel Salone dei Cinquecento raccontando il mistero della perduta Battaglia di Anghiari di Leonardo (che lui da primo cittadino cercò di svelare con un contestato intervento di ricerca sotto all’affresco del Vasari) o che a passeggio nel verde del giardino di Boboli strizza l’occhio agli adolescenti di oggi ricordando le sue scappatelle da liceale.

E ancora, c’è il Renzi intimista che davanti alla Madonna del Cardellino di Raffaello, (“il mio capolavoro preferito”) rivela come “in un momento difficile tra il 2008 e il 2009” avesse preso l’abitudine di passare tutte le mattine davanti a quella Madonna con il Gesù Bambino che “accarezzando un cardellino accarezza quella che sarà tra trent’anni la sua passione”.

C’è il Renzi uomo delle istituzioni che con toni forse un po’ alla Lucarelli guarda dall’alto a Via dei Georgofili e ricorda l’attentato mafioso del ’93 (“Quella notte Firenze è colpita al cuore da una bomba, quella notte Firenze è colpita al cuore dalla mafia”).

Tant’è, il trailer anticipato alla stampa più di tanto non svela. Quello che però si evince è un flusso continuo tra ieri e oggi, tra storia e presente. Per testimoniare “dell’attualità della cultura e della bellezza”, certo. Ma con più di un richiamo alla situazione politica attuale. Come quando davanti alla Calunnia di Botticelli rimanda alle fake news. O quando davanti al ritratto Anna Luisa, l’ultima discendente de’ Medici che nel testamento lasciò a Firenze la sua sterminata collezione di capolavori d’arte a patto però che rimanesse pubblica sospira: “Quanto bisogno avremo di leader politici capaci di guardare al futuro con questo sguardo…”.

(di Silvia Lambertucci/ANSA)

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