Un milione di italiani già a letto con l’influenza

Un termometro per misurare la febbre in primo piano, un bambino a letto in secondo piano.
Un termometro per misurare la febbre in primo piano, un bambino a letto in secondo piano.

ROMA. – Con il superamento della soglia ‘psicologica’ del milione di persone a letto si può dire iniziata la stagione dell’influenza di quest’anno. Come riporta il bollettino settimanale della rete Influnet la malattia sta colpendo sempre più italiani, anche se al momento l’andamento della curva sembra meno ripido dell’anno scorso, quando si è avuta una stagione particolarmente dura.

“L’aumento del numero di casi è più graduale rispetto alla scorsa stagione – si legge nel documento -. Il livello di incidenza in Italia è pari a 3,4 casi per mille assistiti. Colpiti maggiormente i bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a 8,7 casi per mille assistiti. P.A. di Trento, Campania, Calabria e Sicilia sono le Regioni maggiormente colpite”.

In totale nella settimana dal 10 al 16 dicembre si stimano circa 206.000 casi, per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 1.011.000 di italiani colpiti. Con l’ultima settimana di dicembre si avvia a conclusione anche la stagione vaccinale, che quest’anno sembrerebbe aver avuto un maggiore successo rispetto al passato, data la carenza di vaccini che si riscontra già da qualche settimana.

A certificare i pessimi risultati ottenuti fin qui non solo in Italia persino nelle categorie a maggior rischio ci ha pensato uno studio del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), secondo cui in nessun paese si è ottenuta la copertura del 75% considerata ottimale. Per quanto riguarda gli anziani solo Scozia e Irlanda del Nord si avvicinano molto alla soglia di sicurezza.

L’Italia è accreditata di una copertura di circa il 50%, dietro a Gran Bretagna e Spagna ma davanti alla Germania. Il nostro paese è invece molto più indietro tra quelli censiti per le vaccinazioni in gravidanza, da noi ferme a una percentuale trascurabile, di circa il 3%, mentre ad esempio in Irlanda si supera il 60%. Italia fanalino di coda anche per l’immunizzazione degli operatori sanitari, sotto il 20% da noi contro il 60% dell’Irlanda che è al primo posto.

“Il risultato mostra che raggiungere alti tassi di vaccinazione per le persone particolarmente a rischio di sviluppare complicanze gravi rimane un problema grave di salute pubblica – commenta Pasi Penttinen, capo del programma influenza dell’Ecdc -. Il modo migliore per prevenire o minimizzare i casi gravi tra i gruppi vulnerabili è la vaccinazione, anche se l’efficacia del vaccino varia a seconda del virus circolante”.

(di Pier David Malloni/ANSA)