Processo Khashoggi, Riad chiede cinque condanne a morte

Manifestante con la foto di Jamal Khashoggi.
Manifestante con la foto di Jamal Khashoggi. (ANSA/AP Photo/Jacquelyn Martin, File )

ISTANBUL. – A tre mesi dall’omicidio di Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul, si è aperto a Riad il processo a 11 sospetti accusati di coinvolgimento nel delitto del reporter dissidente. La prima udienza di un caso su cui sono puntati gli occhi del mondo è durata il tempo di presentare formalmente l’atto d’accusa, secondo quanto riferito in una stringata nota della procura generale del Regno.

Per cinque degli imputati è stata confermata la richiesta di condanna a morte “per il loro coinvolgimento diretto nell’omicidio”, come anticipato nella richiesta di incriminazione resa pubblica nelle scorse settimane: una pratica diffusa nel Paese, che secondo Amnesty International è stato il terzo al mondo per esecuzioni capitali nel 2017 – almeno 146 – dopo Cina e Iran. Per gli altri 6 sono invece state sollecitate “pene adeguate”.

Presenti in aula con gli avvocati, gli imputati hanno ottenuto copia dell’atto d’accusa, insieme a un aggiornamento del processo per poter preparare la difesa. Ma la trasparenza sul dibattimento è minima: le autorità saudite mantengono il segreto sui nomi delle persone alla sbarra, né è stato fornito alcun chiarimento sulla sorte degli altri 7 fermati inizialmente in relazione all’uccisione del giornalista.

Non è quindi confermato neppure se tra gli accusati ci siano figure vicine al principe ereditario Mohammed bin Salman che erano finite nel mirino degli investigatori turchi. Nella nota, il procuratore generale Saud al Mojeb rinfocola invece la polemica con la Turchia, sostenendo che le sue ripetute richieste di prove inviate in questi mesi sono rimaste senza riscontro: una circostanza che Ankara ha sempre negato, accusando al contrario di reticenza lo stesso al Mojeb, che a fine ottobre si era recato a Istanbul per le indagini.

Forti restano le pressioni internazionali sul Regno perché faccia luce sul caso. Se all’interno il re Salman ha finora protetto dalle accuse di coinvolgimento il figlio 33enne ed erede al trono Mohammed, e altrettanto ha fatto l’alleato di ferro Donald Trump, nonostante i forti sospetti della Cia, il Senato americano ha invece puntato il dito direttamente contro Mbs, chiedendo pure la fine del sostegno Usa alla guerra in Yemen. Un pressing internazionale che Riad punta ad alleggerire promettendo ora di fare giustizia.

Il processo si è aperto a meno di due settimane dalla partita di Supercoppa italiana tra Milan e Juventus, che si giocherà in Arabia Saudita. Un evento già al centro delle polemiche proprio alla luce dell’omicidio Khashoggi, oltre che del ruolo di Riad nel conflitto e nella crisi umanitaria in Yemen. Adesso, a finire nel mirino di critiche bipartisan è anche la politica di segregazione negli stadi del Regno, cui le donne possono accedere solo da pochi mesi e solo nell’area mista per famiglie, mentre alcune tribune saranno riservate esclusivamente ai tifosi uomini.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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