SeaWatch da dodici giorni in mare. L’Ue lavora a una soluzione

In una foto d'archivio la Sea Watch attraccata in porto.
In una foto d'archivio la Sea Watch attraccata in porto. EPA/Sea-Watch.org / HANDOUT MANDATORY CREDIT: SEA-WATCH HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

ROMA. – Napoli mette a disposizione il proprio porto per lo sbarco dei migranti a bordo della nave SeaWatch, da tredici giorni in mare con il maltempo che imperversa e le scorte che cominciano a scarseggiare, ma per il ministro Salvini i porti italiani dovranno restare chiusi. L’odissea delle due ong tedesche prosegue sotto i riflettori delle polemiche e dopo gli innumerevoli appelli – l’ultimo è quello congiunto di 18 organizzazioni – l’Ue riferisce di essere stata in contatto nei giorni scorsi con alcuni Stati membri per trovare una soluzione.

Dopo le segnalazioni sul mare mosso e il peggioramento delle condizioni di salute di alcuni dei 32 naufraghi, nelle ultime ore Malta aveva già accolto la SeaWatch nelle proprie acque territoriali, ma finora non c’è stata alcuna autorizzazione allo sbarco. E poco distante, sempre in zona La Valletta, c’è anche l’imbarcazione della SeaEye, che ha a bordo altre 17 persone soccorse ed è in mare da sei giorni.

Il commissario Avramopoulos ha chiesto ai Paesi dell’Ue di “fornire il loro sostegno e contribuire a questo sforzo congiunto per sbarcare quelli a bordo in modo sicuro e il prima possibile”. Ma finora a tendere una mano sono state solo alcune città e non i governi nazionali. “Mi auguro che questa barca si avvicini al porto di Napoli perché contrariamente a quello che dice il Governo noi metteremo in campo un’azione di salvataggio e la faremo entrare in porto. Sarò il primo a guidare le azioni di salvataggio”, ha detto il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il quale in una lettera alla ong ha anche specificato – riferendosi a Salvini – che “se la protervia del ministro dovesse spingersi fino a impedirle di entrare, abbiamo già disponibili 20 imbarcazioni che, in sicurezza raggiungeranno Seawatch3 per portare a terra le persone che lei sta ospitando”.

Le reazione del ministro non si è fatta attendere: “I porti italiani sono chiusi, abbiamo accolto già troppi finti profughi, abbiamo arricchito già troppi scafisti! I sindaci di sinistra pensino ai loro cittadini in difficoltà, non ai clandestini”, ha replicato Salvini tuonando che quei barconi servono a comprare armi e droga e io in Italia non voglio né armi né droga, mettetevi il cuore in pace”. Nonostante il ‘no’ del Viminale, 18 organizzazioni, tra cui Save The Children, Amnesty International, Emergency e Medici Senza Frontiere, hanno fatto appello con urgenza all’Italia e agli altri Stati membri dell’Unione europea di attivarsi senza ulteriori tentennamenti”.

(di Lorenzo Attianese/ANSA)