Imbarazzo di Conte sulla vicenda della Banca Carige, ma i 5 Stelle in rivolta

Insegne luminose di Banca Carige in piazza De Ferrari, Genova. Salvini
Insegne luminose di Banca Carige in piazza De Ferrari, Genova, 08 gennaio 2019. ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA. – Il decreto varato in tutta fretta subito dopo le festività per salvare banca Carige rischia di tramutarsi in una nuova arena per il governo del cambiamento, con i parlamentari 5 Stelle infuriati per quella che definiscono un nuovo tradimento delle promesse elettorali. Qualcuno tra i pentastellati l’ha definita la goccia che ha fatto traboccare il vaso: dopo i ripiegamenti alla fermezza di Matteo Salvini sui migranti e in vista della legittima difesa, dopo i tentennamenti sulle trivelle e sempre in attesa di vedere come verrà partorito il reddito di cittadinanza, il provvedimento per il salvataggio di un banca era quanto di meno digeribile per l’elettorato M5s, già turbato dalla bagarre sulla manovra.

Anche il premier, Giuseppe Conte, si è trovato spiazzato dalla novità: ma pur di evitare conseguenze nefaste per l’economia nazionale ed anche per un territorio come quello ligure già provato dalle conseguenze del crollo del ponte Morandi, ha dovuto fare buon viso e convocare d’urgenza un consiglio dei ministri, sopportare le accuse di conflitto di interesse per la sua vicinanza con il prof. Guido Alpa, suo mentore e consigliere d’amministrazione della banca fino al 2013 e con Raffaele Mincione, di cui è stato consulente “ma per una questione che non ha nessun collegamento con la Banca Carige”.

Il testo che ne è uscito parla ancora di un provvedimento in divenire: il decreto non è stato inviato al Quirinale e i 5 Stelle sono al lavoro per scrivere un provvedimento che risulti il più possibile difforme dal provvedimento sui salvataggi del governo Gentiloni. Ci hanno pensato anche i parlamentari pentastellati delle Commissioni finanze di Camera e Senato convocati in congiunta per esaminare il testo e valutare il da farsi.

Se in casa Lega il provvedimento non provoca alcun sconquasso, per i 5 Stelle la condanna della ciambella dello Stato per salvare una banca è uno degli argomenti con cui hanno vinto le elezioni. La base sul blog delle Stelle è perplessa, sui social il profilo di Luigi Di Maio è preso di mira da migliaia utenti che si infuriano o ironizzano sul provvedimento.

Tra i parlamentari il malumore è alle stelle. Alcuni escono allo scoperto, Elio Lannutti e Gianluigi Paragone puntano l’indice contro la mancata vigilanza di Bankitalia e chiedono di nominare con urgenza Marcello Minenna alla presidenza della Consob. “Non può finire tutto sempre pari e patta!” si lamenta Paragone che evoca la rabbia dei Gilet Gialli: “Vogliamo essere come loro? Allora cominciamo a farlo! Sono incazzato! Dobbiamo dimostrare di essere forti, di essere il Governo del cambiamento e di essere vicini alla gente!”.

Tra i parlamentari della commissione Finanze “il clima che si respira è molto pesante” racconta uno di loro che si dice scettico sulle promesse: “la nazionalizzazione di Carige? Siamo così sicuri che si possa fare? Non è che ci possono venire a raccontare a noi queste cose!”. Insomma, sul dl Carige “siamo ad un bivio, se finisce con uno ‘spezzatino’ della banca è una debacle. Noi esigiamo risposte serie e importanti”.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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