Inizia il secondo mandato del presidente Maduro

CARACAS –Il presidente Nicolás Maduro ha giurato davanti ai giudici dell’Alta Corte per un secondo mandato di sei anni (2019-2025). Lo ha fatto nonostante l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la stragrande maggioranza delle nazioni latinoamericane avessero annunciato che non lo avrebbero riconosciuto come presidente costituzionale del Venezuela. Considerano che le elezioni presidenziali non siano state né trasparenti, né democratiche.

Il capo dello Stato ha ricevuto la banda presidenziale dal presidente del “Tribunal Supremo de Justicia”, Maikel Moreno, il quale ha ricordato che l’articolo 231 della Costituzione prevede il giuramento del capo dello Stato davanti all’Assemblea nazionale o, qualora non fosse possibile, davanti al Tribunale supremo.

Il capo dello Stato ha giurato “a nome del popolo, per i nostri antenati, per il Libertador Simón Bolívar, per il presidente Hugo Chávez” e per “costruire il socialismo del Secolo XXI” e per Dio Onnipotente, è per la mia stessa vita”.

Nel corso del suo discorso, il capo dello Stato ha accusato nuovamente il governo degli Stati Uniti di essere il responsabile di una campagna di discredito nei confronti del governo e sottolineato che i paesi del “Grupo de Lima” pretenderebbero “dire al Venezuela cosa fare”.

– Non esiste un solo paese al mondo dove – ha detto il presidente Maduro – non sia in atto una campagna quotidiana, insistente, permanente di menzogne sulla nostra rivoluzione.

Quindi ha assicurato che il Paese “è al centro di una vasta guerra mondiale dell’imperialismo americano e dei suoi alleati”.

Il presidente Maduro ha chiesto all’Unione Europea che si rispetti il Paese e assicurato che esplorerà ogni cammino per mantenere una buona relazione ma ha anche chiesto che non continuino “i ripetuti attacchi contro il Venezuela”.

Non sono mancate espressioni assai dure verso i paesi che integrano il “Grupo de Lima”; paesi che hanno assicurato in ripetute occasioni che non riconosceranno il presidente della Repubblica. Il presidente Maduro ha dato loro 48 ore per rettificare.

Le reazioni

Le reazioni alla decisione del presidente Maduro di assumere le redini del paese per un secondo periodo presidenziale non si è fatta attendere. L’Unione Europea si è detta spiaciuta che il capo dello Stato non abbia ascoltato la comunità internazionale che esigeva una nuova elezione presidenziale, trasparente e con un arbitro imparziale.

L’Organizzazione di Stati Americani, con 19 voti a favore, 6 contro, 8 astenuti e un assente, ha deciso di “non riconoscere la legittimità” del nuovo governo. Altrettanto hanno fatto i governi del Canada e degli Stati Uniti.

Il Paraguay è stato il primo Paese a decidere di rompere ogni relazione diplomatica con il Venezuela e di chiudere la propria ambasciata a Caracas. Lo ha annunciato il presidente Mario Abdo Benìtez.

Un momento difficile

Il discorso del presidente Maduro era atteso con grande curiosità. Si pensava, infatti, che il capo dello Stato cogliesse l’occasione per annunciare provvedimenti di carattere economico. Non è stato così. Si dovrà attendere lunedì. Il capo dello Stato ha assicurato che illustrerà le misure economiche che caratterizzeranno l’inizio del 2019 e del nuovo periodo presidenziale..

Dopo 20 anni di “chavismo”, il collasso economico è evidente. E non pare vi siano segni di ripresa. Il Fondo Monetario Internazionale, organismo tradizionalmente molto prudente nell’offrire cifre, prevede una perdita del 60 per cento delle ricchezze “per capita” nel periodo 2013-2023. E’ questa cifra assai simile alla depauperazione sofferta dai paesi in guerra. Per il prossimo anno, poi, proietta un’inflazione di 10.000.000 per cento. Quest’anno, stando a quanto reso noto dal Parlamento, l’inflazione è stata quasi del 1.500.000 per cento. Una cifra superior al milione 350mila previsto dal Fondo Monetario Internazionale.

Il Prodotto Interno Lordo, nonostante non vi siano cifre officiali, avrebbe subito una contrazione del 18 per cento. Nel 2017 era stato del 14 per cento.