Gilet gialli, Drouet ci ripensa e chiude a Di Maio

Eric Drouet, un leader dei gilet gialli
Eric Drouet, un leader dei gilet gialli

ROMA. – Si complica il progetto dei 5 Stelle di trovare un partner di peso per creare un fronte anti-establishment alle Europee di maggio. Eric Drouet, il falco dei gilet gialli, ci ha ripensato, declinando l’invito di Luigi Di Maio a incontrarsi, dopo un’iniziale apertura: il movimento di protesta francese, ha spiegato, vuole restare “apolitico”. Come se non bastasse, adesso un ministro del governo Macron avanza persino il sospetto che l’Italia finanzi i casseur violenti.

A pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, Di Maio è in cerca di alleati da contrapporre alla “vecchia nomenclatura”. Ci sono stati contatti con partiti in Finlandia, Polonia e Croazia, ma i pentastellati vorrebbero pescare in paesi più grandi, come la Francia, dove i gilet gialli sono la forza emergente. Mettendo a disposizione anche la piattaforma Rousseau per sviluppare la “democrazia della rete”.

Il vicepremier – chiarendo di voler parlare solo con l’ala pacifica del movimento – ha annunciato un incontro nelle prossime settimane con uno dei leader, Eric Drouet, sottolineando che le loro rivendicazioni “sono nella legge di Bilancio che abbiamo appena approvato”, mentre al contrario “in Francia devono scendere in piazza”.

A stretto giro, però, è arrivata la doccia fredda. Drouet, appena 24 ore dopo aver ringraziato Di Maio per l’appoggio e ad aver aperto ad un incontro, ha puntualizzato che i gilet gialli “hanno cominciato da soli e finiranno da soli” e “rifiuteranno ogni aiuto politico”, che altrimenti minerebbe l’essenza del movimento.

Un nuovo no, dopo quello arrivato da una figura di primo piano dell’ala moderata del movimento, Jacline Mouraud. Il sostegno dei 5 Stelle e della Lega, seppur in tono più soft, alla causa dei gilet gialli, è già costato un inasprimento dei rapporti tra i governi dei due paesi.

La miccia di giornata è stata accesa dal ministro francese all’Eguaglianza di genere, Marlène Schiappa. La fedelissima del presidente Macron si è chiesta chi finanzi le manifestazioni violente che da settimane stanno investendo il paese, annunciando verifiche. Ed ha evocato “potenze straniere”, tra cui l’Italia, “viste le posizioni di certi responsabili italiani”: un esplicito riferimento agli ultimi commenti di Di Maio e Salvini, che hanno accusato Macron di governare contro il suo popolo. Con la dura reazione di Parigi, attraverso un invito a farsi gli affari propri.

La Francia nel frattempo si prepara al nono week-end consecutivo di manifestazioni contro il “presidente dei ricchi”. Sabato prossimo i gilet gialli si sono dati appuntamento a Bourges, nel centro del paese, equidistante dalle principali città. Macron, nonostante tutto, per la prima volta è tornato a salire nel consenso popolare, dopo il minimo del 23% toccato a dicembre. Ma le proteste non sembrano destinate a concludersi a breve. E probabilmente, ci vorrà tempo anche per un disgelo nei rapporti tra Roma e Parigi. Tanto più che c’è una nuova grana in arrivo: l’attesa bocciatura italiana dell’alta velocità Torino-Lione.

(di Luca Mirone/ANSA)