Massimo Mauro, tra realtà e fantasia

Lo scrittore Massimo Mauro

Madrid – Le luci di Natale splendono intermittenti sopra un piccolo pino di plastica. Tra il rumore della macchina del caffè e la radio di sottofondo mi siedo a un comodo tavolino con lo scrittore Massimo Mauro, autore del romanzo “Esistenza di Vetro”. Massimo vive a Denia, in un appartamento accogliente, con la moglie Margarita, della quale è profondamente innamorato. Lì all’interno del Parco Naturale del Montgò c’è il suo studio, quello dove prendono forma le sue storie. Ci troviamo seduti in un piccolo bar di Madrid, dopo aver ordinato una bevanda calda, iniziamo la nostra piacevole conversazione.

Massimo è un grande interlocutore, affabile e chiaro, risponde ad ogni tipo di domanda. La nostra chiacchierata ci porta a toccare le corde più profonde della sua capacità di storyteller. Autodidatta e da sempre fortemente orientato alla creazione di storie, già giovanissimo inizia a comporre le prime puntate per un programma radiofonico, in piena esplosione di radio-libere nella sua Torino.

La formazione alberghiera, figlia della sua vocazione e della sua estrazione sociale, lo porta a lavorare nel settore fin da subito e a sviluppare una carriera lunga 40 anni, sviluppando l’arte dell’accoglienza. Politicamente sempre attivo e schierato, mente irrequieta e corpo sano, istruttore di atletica leggera e massaggiatore sportivo, giramondo per vocazione e scrittore instancabile, arriva all’espressione letteraria soltanto pochi anni fa.

Laureato in  e Filosofia a 36 anni e con un corso alla Scuola Holden di Barrico (suo punto di riferimento insieme a Hemingway, con il quale condivide l’amore per il mare ma non quello per il bere) da vita alle sue fantasie sempre in ambientazioni storiche, punto di riferimento cruciale per il suo processo creativo. Poliglotta autentico e velista provetto, non manca mai di includere questi dettagli all’interno dei suoi romanzi insieme a forti tratti autobiografici ispirati alla fuga, al mare e alla predominanza della classe sociale. Ideologicamente marxista spinge la sua scrittura sempre alla ricerca dello scontro tra le classi sociali dove la realtà storica ha il sopravvento sui sentimenti.

“Esistenze di vetro” è un romanzo storico di fantasia. Di reale c’è l’ambientazione storica  l’Italia della fine anni ’70  e  inizio del nuovo millennio, della quale “purtroppo si sta perdendo la memoria”, citando l’autore; di fantasioso, invece, c’è la trama che si srotola rapida in una tela fitta di ribellione contro le ingiustizie e di una formazione di coscienza politica rivoluzionaria.

Come avviene il processo creativo?

– Scrivo tutti i giorni, ho una buona vena creativa- Le idee nascono sole. Spesso solamente osservando una persona creo tutto un mondo intorno a essa. La mia vita è aleatoria, da pseudo-filosofo secondo me 1+1 può anche fare 5. L’importante è saper organizzare il tempo. Scrivo moltissimi appunti, per ogni personaggio creo una cartella con tutti i suoi dettagli. Prima scelgo il momento storico; poi, i personaggi.

Come nasce Esistenze di Vetro?

– Nasce nel 1979 in un paesino sperduto in Trentino, dove lavoravo in hotel. Il racconto è ispirato a un gatto delle nevi, che mi trasmetteva un forte senso di solitudine. Così ispirato dalla sua meccanica solitudine, inizio a metter giù appunti su un guerriero e sui suoi ultimi giorni di vita. Ricordo il bellissimo complimento di Baricco. Mi disse: “la tua fortuna è vedere il mondo dall’oblò della cucina e per questo la fantasia non ti mancherà”.

Nel tuo quotidiano, quanto ti hanno ispirato le persone che hai conosciuto?

– A dir il vero sono molto istintivo. Scrivo immaginando il protagonista basandomi sulle persone che incontro. Nella mia testa già vedo il personaggio, già so dove metterli e se nella storia potrebbe esser produttivo. A me piace che il lettore possa pensare; mi piace scrutare l’aspetto psicologico. Tutte le persone incontrate durante i 40 anni di lavoro sono il mio bacino d’ispirazione per i personaggi.

Quando scrivi ti isoli o sei accessibile all’interazione?

Lo scrittore tace. Al suo posto, risponde Margherita, sua moglie. Sorride e spiega:

– Massimo è sempre disponibile. Caratterialmente non riuscirebbe a isolarsi.

Scatta una risata di entrambie, poi continua Massimo:

– Non ne sarei mai capace. Preferisco sempre rimanere nella realtà. Ho avuto la fortuna che i miei genitori mi hanno messo a disposizione da piccolo una grande biblioteca ed io leggevo tantissimo. Vivevo quei libri, come se ci fossi dentro.

– Quanto ti appoggia Margherita? E quando sai che è il momento di chiudere il romanzo?

– Mi aiuta tantissimo, è la mia prima lettrice. Spesso accade mentre scrivi che ti vengano sempre più dettagli da aggiungere, lei mi aiuta a capire dove fermarmi. Io non scrivo finali felici, preferisco quelli aperti che lascino al lettore la possibilità di pensare. Purtroppo negli ultimi 25 anni si è sempre più consumato e letto per il gusto di consumare e non di apprendere. Ormai sono tutti votati alla vendita basata sui numeri, questo ha portato a l’esclusione di molti autori impegnati. Il lettore medio di oggi è sempre più svogliato. Non ha il desiderio di leggere per impegnarsi, di conseguenza si vendono solo libri seriali spesso incentrati alla trama in sé. Non vedo la possibilità che esca un nuovo Sciascia. Si è creato uno scollamento tra autori e lettori. Un libro dovrebbe smuovere le coscienze. Oggi si vende soltanto un modello che replichi il modello televisivo, persino internet non ha aiutato.

Quindi fino a che punto lo strumento internet ha influenzato l’approccio con i lettori?

– Credo che in questo momento internet sia utilizzato nel modo scorretto, stimola solamente un addormentamento delle coscienze e una costante superficialità nei contenuti . Il nuovo mezzo è gestito dalle grande corporazioni. Nessun partito politico oggi è in grado di trasmettere valori e di proteggere o stimolare i cambiamenti delle coscienze. Questo utilizzo di internet è un oppio dei popoli 2.0.

Michele Alberighi