Catturato Battisti in Bolivia. In Italia già oggi o domani

La foto di Cesare Battisti appena arrestato, diffusa dalla polizia della Bolivia. Immagine d'archivio.
La foto di Cesare Battisti appena arrestato, diffusa dalla polizia della Bolivia. Immagine d'archivio. (ANSA)

ROMA. – Potrebbe essere riportato in Italia tra oggi e domani Cesare Battisti, arrestato in Bolivia mentre camminava in una strada di Santa Cruz de La Sierra. Quel che è certo è che un aereo italiano con a bordo uomini dell’intelligence e della polizia è già decollato per La Paz, per accelerare al massimo le procedure per l’estradizione.

“Atterrerà alle 17 ora italiana con l’obiettivo di prendere in consegna Battisti e riportarlo in Italia. Ad attenderlo qui da noi ci saranno le nostre carceri”, ha assicurato il premier Giuseppe Conte. Mentre il ministro dell’Interno ha esultato su Twitter. “La pacchia è finita”, è un “delinquente che non merita una comoda vita in spiaggia ma di finire i suoi giorni in galera”, ha commentato Matteo Salvini, al quale il figlio di Bolsonaro aveva dedicato il primo post dopo la cattura: “Il piccolo regalo – gli ha scritto – sta arrivando”.

Il neopresidente brasiliano Jair Bolsonaro ha mantenuto la promessa fatta all’Italia in campagna elettorale, ora tutto si gioca sui tempi: resta da capire se l’ex terrorista dei Pac potrà essere trasferito in Italia direttamente dalla Bolivia oppure se, in base alle procedure, dovrà prima rientrare in Brasile. “Spero che arrivi in galera in Italia il prima possibile – ha detto Salvini – e che saranno tempi ristretti, c’è piena collaborazione con le autorità boliviane e brasiliane, c’è stato un bellissimo lavoro di squadra”, ha detto Salvini.

Mentre il ministro degli Esteri Moavero ha assicurato che la Farnesina è al lavoro per garantire i tempi più rapidi possibili per l’estradizione.

Soddisfatti anche i parenti delle vittime di Battisti. “È fatta, credo sia la volta buona”, ha commentato Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 dai Pac in una sparatoria in cui lui stesso rimase ferito e perse l’uso delle gambe. Più scettico Maurizio Campagna, fratello di Andrea, l’agente ucciso da Cesare Battisti il 19 aprile 1979 a Milano. “Sono contento – ha detto – però la Bolivia credo sia uno di quei paesi che non concede estradizione, quindi adesso vorrei capire se ricomincia la tiritera del 2004 con la Francia, speriamo questa volta venga estradato”.

Per Adriano Sabbadin, figlio di Lino ucciso da Cesare Battisti a Santa Maria di Sala (Venezia) il 16 febbraio del 1979, “è un momento di soddisfazione dopo 40 anni di attesa, speriamo che sia la volta buona e che Battisti finalmente sconti la pena che merita. Di perdono non se ne parla”.

Le indagini dell’intelligence e dell’antiterrorismo intanto vanno avanti, in particolare sulla “rete di protezione” che lo ha aiutato nella fuga. La polizia ha diffuso un video nel quale si vede l’ex terrorista mentre cammina tranquillo, occhiali da sole e pizzetto, poco prima di essere arrestato. I legali brasiliani dell’ex terrorista, infine, si chiamano fuori: “E’ in Bolivia, non possiamo agire”, hanno detto all’ANSA. “Ci auguriamo comunque che i diritti fondamentali del nostro cliente siano tutelati”.

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