Il pugno duro della Bce affossa Mps in Borsa e pesa sul comparto

La facciata della sede del Monte dei Paschi di Siena.
La facciata della sede del Monte dei Paschi di Siena.

MILANO. – La Bce non ha ancora presentato il conto, ma le banche hanno già iniziato a pagarlo. In Borsa l’indice di settore ha perso l’1,7%. Lo ha trascinato a fondo Mps, crollata del 10% a 1,35 euro, poco sopra il minimo storico di 1,33 euro. I ribassi sono dovuti all’arrivo a Siena della bozza di decisione srep. Sono due i passaggi del documento di Francoforte che hanno allarmato i mercati: le perplessità sollevate sulla capacità di Rocca Salimbeni di centrare gli obiettivi del piano di ristrutturazione e le richieste sulle copertura dei crediti deteriorati, più pesanti delle attese.

Se il primo appunto riguarda esclusivamente Siena, l’altro potrebbe invece essere il sintomo di un orientamento generale della Bce, di una richiesta cioè che potrebbe estendersi ad altri istituti. Le valutazioni definitive srep della Bce sugli istituti finanziari è attesa entro marzo. In pratica, la bozza arrivata a Siena da Francoforte raccomanda a Mps di svalutare completamente entro il 2026 non solo i nuovi flussi di crediti deteriorati, ma anche lo stock che ha già in pancia, con un impatto complessivo che gli analisti di Equita hanno stimato in 1,1 miliardi e quelli di Banca Akros in 8,7 miliardi.

Uno scenario che potrebbe non riguardare solo Siena. “A quanto si può capire”, spiega Mediobanca, sulle richieste di coperture dei crediti deteriorati “la Bce può utilizzare un approccio differente caso per caso”. Quel che preoccupa è ciò che ne deriva: “Riteniamo – concludono a Piazzetta Cuccia – che il mercato dovrà valutare se questo approccio caso per caso sia qualcosa che si applica solo a Mps o anche ad altre banche in Italia o fuori dall’Italia”.

Per Equita, la richiesta fatta dalla Bce a Rocca Salimbeni “rappresenta un pericoloso precedente per le altre banche”. Non a caso, in Piazza Affari ha sofferto tutto il comparto: Bper ha perso il 3,8%, Ubi il 2,3%, Banco Bpm il 2,4%, Unicredit quasi due punti, Intesa l’1,45%. Anche le parole di ieri del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giancarlo Giorgetti, non avevano rassicurato: “Abbiamo un problema Carige. Un problema Monte dei Paschi? Forse sì”, ha detto.

“Auspico che Mps abbia risolto tutti i propri problemi – ha poi aggiunto – però se non sarà così, il governo dovrà farsene carico responsabilmente” perché, “come previsto dalla legge sulla ricapitalizzazione precauzionale, entro due o tre mesi saremo chiamati a fare delle scelte”, a decidere cioè come lo Stato (azionista al 68%) dovrà uscire da Siena.

In attesa del bilancio 2018, che dovrebbe vedere il ritorno all’utile della banca, Mps si affaccia di nuovo sul mercato obbligazionario, ma non con un subordinato. I contenuti della bozza di decisione srep sono stati anticipati in vista dell’aggiornamento dei programmi di emissione, in particolare per i covered bond attesi a breve.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)