Più nubi sulla crescita Italia, da S&P a Ocse vedono nero

Signore fanno la spesa ad un supermercato. Crescita
Signore fanno la spesa ad un supermercato. CIRO FUSCO/ ARCHIVIO / ANSA/ KLD

ROMA. – Doveva essere l’anno in cui l’Italia riduce il divario di crescita rispetto all’Europa, invece le nubi che si addensano sulla crescita della Penisola raccontano il contrario. Con un’Eurozona che rallenta, anche vistosamente, dopo anni di crescita robusta, e un’Italia che arranca. Sullo sfondo, il rischio concreto che una recessione tecnica sia già avvenuta a fine 2018, e l’impatto sui mercati, con la Borsa in ritirata (-0,61%).

Anche Standard & Poor’s si unisce al coro di chi ritiene fuori portata la stima di crescita del governo dell’1% (“sono ottimistiche”). L’agenzia di rating si attesta su un prudente 0,7% ma c’è chi, come l’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini, vede difficile anche un +0,5%. I dati di Bankitalia mettono un’ipoteca sugli investimenti, punto debole del Pil, rilevando un “Netto deterioramento” dei giudizi delle imprese “sulla situazione economica italiana”, e l’Ocse anticipa una frenata di una crescita già debole.

Certo l’allarme suona un po’ per tutti, in Europa: lo shock è arrivato dalla produzione industriale, esposta a un contesto globale fattosi cupo per la ‘guerra dei dazi’ scatenata da Trump, per la frenata della Cina, e in definitiva per una lunga fase espansiva del ciclo economico (dura dal 2012) che ormai ha il fiato corto. Dopo la gelata di Italia, Germania, Francia, a novembre le fabbriche dell’Eurozona hanno segnato un tonfo (-1,7% su mese, -3,3% su anno).

Non depone bene per la crescita nel quarto trimestre, che ora gli economisti vedono ad appena lo 0,2%, come nel terzo. E nemmeno per l’inizio del 2019. Lo scenario principale parla di una stabilizzazione in corso d’anno. Ma, come sempre accade in Europa, i dati aggregati dell’Eurozona nascondono importanti differenze.

Il superindice dell’Ocse, che anticipa di 6-9 mesi il ciclo, parla di un rallentamento della crescita in gran parte dei 30 Paesi membri, dagli Usa alla Germania e, nell’Eurozona, in particolare per Francia e Italia. Sull’economia tedesca, vittima nel terzo trimestre di una gelata sull’auto causa nuovi standard di emissioni, si saprà qualcosa in più domani con la pubblicazione del Pil 2018 (atteso a 1,5% dopo il 2,2% del 2017).

Dopo il -0,2% del Pil nel terzo trimestre, peggior dato dalla grande crisi finanziaria di un decennio fa, gli economisti si attendono un +0,4% nel quarto e lo stesso per i primi tre mesi del 2019. Ma nessuno esclude brutte sorprese, con ordini in calo e un export verso la Cina crollato del -15,6% a dicembre: una recessione tecnica nel motore economico d’Europa è possibile,tanto che nella maggioranza si vocifera di ciò che tanti invocano a gran voce dall’Europa e dagli Usa: uno stimolo fatto di tagli alle tasse, ora evocato dalla neo-presidente della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer.

La Francia, fra le proteste dei ‘gilet gialli’, ha retto: il Pil dovrebbe essersi indebolito a +0,2% nel quarto trimestre e le attese sono per uno 0,4% a seguire. Ma l’Osce la vede fra i più deboli insieme all’Italia. QUest’ultima, col Pil in calo nel terzo trimestre, è la prima a rischiare una recessione, anche se nella media delle previsioni potrebbe segnare +0,1% nel quarto, evitandola di un soffio.

Ovunque è incertezza: e se le stime italiane sono in buona parte appese a quelle tedesche, tutti osservano con preoccupazione al negoziato fra gli Usa di Trump e la Cina: se salta la tregua sui dazi, i numeri avanzati dagli economisti sono destinati a cadere come in un domino.

(di Domenico Conti/ANSA)

Lascia un commento